Non è la vita vera a stare in scena, ma quella interiore: il ribaltamento di una regola spesso applicata in teatro è al centro di “Il Sogno di Morfeo”, in scena nella Sala Assoli di Napoli da venerdì 3 a domenica 5 marzo (venerdì e sabato ore 20.30, domenica ore 18.00).
Prodotto da Teatro in Fabula con il sostegno del MiBAC e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea” e dell’Asilo – Ex Asilo Filangieri di Napoli, il lavoro è stato scritto ed è diretto da Antonio Piccolo. In scena con Piccolo recitano Mario Autore, Antonia Cerullo, Melissa Di Genova ed Emilio Vacca; le scene sono curate da Luciano Di Rosa e Luca Serafino, i costumi da Federica Del Gaudio e le musiche sono di Mario Autore.
Il lavoro si svolge nell’Eremo dei Sogni dove il dio Morfeo, sua sorella Notturno e l’assistente Artemidoro di Daldi sono alle prese con l’invio dei sogni ai mortali. Ma ormai non si possono creare altro che incubi, perché l’immaginario degli umani si è inaridito. C’è solo una sognatrice che dà soddisfazione: si chiama Alice, fa dei bellissimi sogni e si diverte a guidarli. Il suo ultimo sogno però sta durando più del dovuto… Alice è in coma! Morfeo, Notturno e Artemidoro si mettono in testa di svegliarla e salvarla. Ma le loro forze non bastano. Si recano a Bubastis, nell’antico Egitto, nell’antro di Bastet, Dea del Sonno: un’enorme creatura, metà gatta e metà umana, che parla un linguaggio criptico da indovina. È solo la prima tappa del loro viaggio nel tempo, nello spazio e nel sogno, per salvare gli uomini e ricordare loro di sognare.
“Sappiamo ormai tutto sui sogni. Eppure trascuriamo di riflettere su una banale verità: trascorriamo almeno un quarto della nostra esistenza sognando – scrive Piccolo nelle note di regia -. Un quarto di esistenza in cui il cervello ha le stesse percezioni che ha nella veglia e forgia una parte fondamentale della nostra identità… È ‘la vita ad occhi chiusi’ a esser protagonista: un luogo che pare un circo, una navicella spaziale, lo studio di un alchimista e la cucina di uno chef, malgrado sia capitanato da Morfeo, un dio dell’antichità. Ma il mito, liberamente adottato, qui rinasce dialogando col Presente. Gli dei-clown armeggiano con macchine bizzarre e dialoghi acrobatici, per ritrovare senso nell’Oggi. Non ci sono steccati di genere: c’è la commedia, la tragedia, il realismo, la fantascienza, il paradosso, la recitazione brillante e quella intimista, scene corali, monologhi, addirittura accenni di musical; e c’è una storia che, partendo dalla fantasia, arriva ad Alice, personaggio a cavallo tra la fiaba e il contemporaneo più contemporaneo che c’è, ossia l’Universale. È il Vivere stesso, infatti, a farsi infine protagonista dello spettacolo, nella sua gioia quanto nel suo male: un dilemma che riguarda tutti, e non può avere recinti linguistici. Nessuno, del resto, ha mai preteso dai sogni di stare stretti in contorni troppo netti”.