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(ANSA) – NAPOLI, 15 FEB – Nuovo appuntamento della stagione teatrale Nest con Mamy Blues un progetto di e con Luna Romani, vincitore del premio FRINGE OFF 2021.
    Luna Romani porta in scena il racconto della sua gravidanza, momento in cui, nella via di ogni donna, tutto cambia. Un intenso monologo nato “di notte, tra un pensiero appannato, il sonno estenuante. Tra una poppata e una cullata.” Il testo sarà accompagnato dalle preziose interviste proiettate sulla scena di neo-mamme che si alternano alla storia regalandoci la loro diretta testimonianza, aprendo le barriere e raccontando con dolore la verità di quei pensieri celati, nascosti dal pudore di una maternità che alla vista di tutti sembra perfetta, ma che tra le mura domestiche non lo è.
    “Nel momento in cui un bambino nasce anche una madre sta nascendo. Lei non è mai esistita prima. La donna esisteva ma la madre, mai. Una madre è qualcosa di assolutamente nuovo”.”Otto anni fa – si legge nelle note di regia – sono diventata mamma per la prima volta. Io non mi sentivo ancora nemmeno una donna. Non c’è stato nemmeno il passaggio da ragazza a donna. Sono diventata direttamente madre. Senza avere avuto nemmeno il tempo di salutarmi. Nell’attimo in cui il test è stato positivo, non ero consapevole fino in fondo di quello che stava accadendo perché ero stordita dallo stupore della creazione. Eccola, era già cominciata: l’attesa. È esattamente quello il momento in cui tutto cambia. Come un click da cui non puoi più tornare indietro. Non è come immaginare di cambiare dimensione. È cambiarla veramente. È passare dall’altra parte. Per sempre. Sia che avrai un figlio voluto, non voluto, se lo avrai solo immaginato, sia che non lo avrai mai, ognuna di queste strade, scelte o subite, lascerà dei segni che caratterizzeranno la trama dentro cui la donna si muoverà nel mondo. Da qui il desiderio di raccontare questo cambiamento. Questo passaggio di stato. Parlare alle donne delle donne. Delle donne che diventano madri. Raccontare la verità troppo spesso tabù. Che non è il periodo idilliaco come tutte fantasticano. Perché se ne parla troppo poco di quello che succede davvero quando si diventa madre. La solitudine di una madre di fronte all’infinita impotenza e onnipotenza. La solitudine e la paura di trovarsi di fronte a sé stessi. Questo monologo è nato di notte, tra un pensiero appannato, il sonno estenuante. Tra una poppata e una cullata. Pensavo alle mamme che in quel momento stavano come me, che avevano sonno, tanto, troppo e non potevano dormire, ma amavano follemente la motivazione che le rendeva sveglie. Mi è così venuta la voglia di cercare queste mamme e insieme a loro dirla chiaramente la verità di quello che accade ad una mamma. Ho immaginato di dare voce a tutte le donne che non riescono a parlare perché spesso mancano le parole. Perché non hanno più il tempo, sono troppo stanche, non possono o sono confuse. Perché sono depresse e gli ormoni sono in discesa rapida. Perché si sentono brutte, grasse e vecchie e si sono perse, ma non si rendono conto che non si trovano perché sbagliano ricerca poiché desiderano quella di prima, che manca loro terribilmente quasi a rimanere senza fiato. Invece trovano solo la madre. E devono ricostruire la donna. Che continua a perdersi ancora e ancora e ancora. Per questo l’esigenza di scrivere questo testo accompagnato dalle preziose interviste di neo-mamme, proiettate sulla scena, che si alternano alla mia storia regalandoci la loro diretta testimonianza, aprendo le barriere e raccontando con dolore la verità di quei pensieri celati, nascosti dal pudore di una maternità che alla vista di tutti sembra perfetta, ma che tra le mura domestiche non lo è”.
    (ANSA).
   

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