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Cosa fare se si incontra un orso: «Convivere è possibile, bisogna guardarlo in faccia e rimanere fermi»

Il runner 26enne Andrea Papi è stato ucciso da un orso. A confermare che la tragedia di Calves è dovuta ad un animale è stata ieri l’autopsia sul corpo del ragazzo. Secondo la quale lui era ancora vivo quando è stato aggredito dal plantigrado. Come sembravano dimostrare fin dal primo momento gli indizi. E in particolare il bastone insanguinato, che Papi avrebbe usato per difendersi. La provincia di Trento ha decretato la morte di MJ5, indiziato in questa circostanza e già responsabile dell’aggressione ad Alessandro Cicolini, avvenuta lo scorso 5 marzo. Ma secondo gli esperti la convivenza con l’orso è possibile. Bisogna soltanto seguire alcune regole. Cosa fare quindi quando si incontra un orso? E perché è necessario tenere sempre i cani al guinzaglio durante le escursioni nei boschi?

Le regole

Le regole degli esperti sono sempre le solite. Quando si incontra un orso bisogna in primo luogo allontanarsi con calma. Senza farsi prendere dal panico. Poi è necessario parlare con voce alta ma tranquilla, per segnalare la propria posizione e far capire che si sta andando via. Una regola di prudenza generale è non allontanarsi dai sentieri. E non bisogna portare con sé cani sciolti. Perché l’abbaiare potrebbe mettere il plantigrado in allerta e, soprattutto, fargli percepire un pericolo. Specialmente quando si tratta di un esemplare femmina e con i cuccioli. È inutile invece arrampicarsi su un albero perché anche gli orsi lo sanno fare. E sono molto veloci nonostante la mole. Quindi una fuga potrebbe non avere successo. A queste regole, spiega oggi a Repubblica l’accademico e divulgatore Luigi Boitani, va aggiunto il concetto che la coesistenza è un compromesso.

L’abbattimento

Boitani sostiene che dobbiamo «scegliere come controllare la presenza dei grandi carnivori, perché in Italia non è pensabile dedicare loro delle aree esclusive, visto che le nostre aree protette sono piccole e gli animali, come noi, si muovono e cercano cibo facile. Bisogna prendere delle decisioni politiche facendosi guidare dalla scienza. Vanno gestiti numeri, distribuzione e nostre attività, senza posizioni isteriche». Quella dell’abbattimento, aggiunge l’esperto, è una «decisione politica. Che va presa valutando gli elementi scientifici. Quanto accaduto non significa che quell’orso era cattivo, o che tutti gli orsi lo sono. È il risultato di un incidente, come se dieci auto si fossero scontrate in autostrada. Tuttavia, l’animale che ha ucciso Papi ha imparato una cosa nuova. Ed è giusto che sia abbattuto, perché potenzialmente pericoloso. La popolazione trentina è tale per cui la perdita di un orso maschio non la intacca. E non vedo perché un orso dovrebbe essere più sacro di altri animali».

«Evitate di guardarlo in faccia»

Secondo Antonio Liberatore, veterinario molisano che fa parte della rete di monitoraggio dell’orso bruno marsicano in Abruzzo, bisogna ricordare anche altro. «Se ci si trova davanti un orso, bisogna rimanere immobili, senza dargli le spalle né gridare. Si deve restare semplicemente fermi a guardarlo. Naturalmente ci vuole un po’ di sangue freddo», in primo luogo. E poi: «Sicuramente correre via potrebbe essere uno sbaglio. Perché l’orso potrebbe pensare di avere a che fare con una preda. Per nessun motivo gli si deve lanciare contro oggetti o sassi nel tentativo di cacciarlo. Bisogna rimanere con lo sguardo fisso sull’animale, e nella maggior parte dei casi sarà lui ad andarsene per primo». Il veterinario spiega al Messaggero anche che un altro pericolo sono i cani.

La presenza del cane

«In tutti gli episodi di aggressione che conosco c’è la presenza di un cane. Per l’orso rappresentano un pericolo. Nell’incontro con un’orsa lei privilegerà la difesa dei cuccioli», spiega Liberatore. Il quale dice che spesso della presenza dei plantigradi non ci accorgiamo nemmeno. «E nella maggior parte dei casi lui scapperà via, senza nemmeno lasciarci il tempo di scattare una foto», aggiunge. L’ultimo consiglio: «Se ci si trova in un ambiente stretto, come ad esempio una gola, bisogna lasciare una via di fuga all’orso. Perché nel momento in cui lui si sente costretto, è più probabile che diventi aggressivo». Infine, Liberatore dice la sua sulla morte di Papi: «È difficile che nel tentativo di difendersi si possano provocare lesioni a carattere emorragico nell’animale. L’orso è velocissimo, molto agile. Sicuramente non è facile riuscire a raggiungerlo, ad esempio, con un bastone. Anche colpendolo, poi, è quasi impossibile riuscire a ferirlo».

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