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Esplosione a San Pietroburgo, perché Darya Trepova potrebbe essere stata usata per uccidere Vladlen Tatarsky – I video

«Mia moglie è stata incastrata» avrebbe dichiarato il marito di Darya Trepova, Dmitry Rylov. La donna, arrestata con l’accusa di aver portato l’ordigno che ha fatto esplodere l’interno di un caffè a San Pietroburgo causando la morte del blogger propagandista russo Vladlen Tatarsky (il cui vero nome era Maxim Fomin), potrebbe essere stata a sua volta vittima dell’accaduto. Dai video ripresi sia all’interno del locale che all’esterno, poco dopo l’esplosione, è possibile constatare che Darya rimane coinvolta nell’esplosione e probabilmente ignara di quanto sarebbe successo fino a quel momento. All’interno del canale Telegram News 112, lo stesso che aveva diffuso per primo il video dell’esplosione dall’esterno del locale, sono stati pubblicati altre clip in qualche modo riprese e condivise dai cellulari dei presenti. Nella prima Darya aveva appena consegnato la statua a Vladlen, per poi sedersi in prima fila a breve distanza da quest’ultimo e dallo stesso ordigno. Osservando le immagini, sembra che sia ignara di quanto stia per accadere, a meno che non fosse intenzionata a compiere un gesto da “kamikaze”. Ad un certo punto l’audio scompare, impedendo di conoscere le parole della ragazza sul finale quando prima mette le mani in avanti per poi coprirsi la bocca ridendo mentre continua ad osservare Vladlen.

Nell’ultima clip, registrata da un cellulare all’esterno e poco dopo l’esplosione, la stessa Darya viene ripresa mentre esce dal locale a piccoli passi e toccandosi il volto. Verso la fine del video sembra allontanarsi insieme a un’altra donna con la quale aveva dialogato appena uscita dal locale.

Al momento, Darya ha ammesso di aver portato la statuetta all’interno del locale. Nella sua confessione video evita però di dire, almeno per il momento, il nome di chi le avrebbe consegnato l’ordigno. Secondo quanto riportato dal canale News 112 e da altri media russi come RBC.ru, citando fonti della stessa polizia russa, Darya avrebbe dichiarato di non aver immaginato che all’interno della statuetta ci fosse una bomba, quanto piuttosto una cimice, una microspia.

Secondo le ultime ricostruzioni, le autorità russe sostengono che l’ordigno sia stato inviato a Mosca e consegnato a Darya per portarlo a San Pietroburgo. Il sospetto è che sia stato spedito dal territorio ucraino e che dietro tutto ci possa essere Roman Popkov, ex leader del Partito nazionale bolscevico (Nbp) attualmente residente a Kiev, il quale nega ogni coinvolgimento dal suo canale Telegram: sostiene di conoscerla via Twitter, ma di non averle dato ordini o di averla presentata a qualche spia ucraina.

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