«Gli scafisti ci facevano salire di sopra solo per esigenze fisiologiche o per prendere pochi minuti di aria. Poi ci facevano ritornare in stiva». E ancora: «Nella stiva c’era una perdita di gasolio. Alcuni di noi si sono inzuppati i vestiti». C’è un mix di disperazione e sofferenza nei verbali dei carabinieri di Cutro, che in questi giorni hanno iniziato a raccogliere le testimonianze dei superstiti al naufragio di domenica 26 febbraio, in cui hanno perso la vita almeno 69 migranti. In alcuni stralci dei documenti, rivelati oggi dal Corriere della Sera, i militari calabresi parlano di persone «al buio, bagnate, alcune ferite», di un uomo «annaspante e in evidente sofferenza respiratoria» e poi del corpo di un bambino, ritrovato sulla spiaggia, a cui i carabinieri hanno provato (invano) a fare un massaggio cardiaco di emergenza, anche se «ormai era privo di vita». Nelle testimonianze raccolte dai carabinieri di Cutro, ogni migrante racconta la sua odissea personale: la fuga dal proprio Paese, l’arrivo a Smirne, in Turchia, e l’imbarco.
I «fasci di luce» e il cambio di rotta
Uno dei sopravvissuti racconta ai militari gli ultimi istanti prima del naufragio al largo delle coste calabresi. A un certo punto, spiega il superstite, gli scafisti hanno visto dei fasci di luce provenire dalla spiaggia. «Pensando che segnalassero la presenza di poliziotti, hanno fermato la navigazione cercando di cambiare rotta». Una manovra che «suscitò i malumori di noi migranti, ormai stremati». Non solo: quella manovra repentina potrebbe essere il vero motivo del naufragio. «Dopo il cambio di rotta, la barca ha improvvisamente urtato contro qualcosa e ha iniziato a imbarcare acqua e inclinarsi», racconta il superstite. A quel punto, tra i migranti è cominciata a diffondersi la paura: «Donne e bambini piangevano e gridavano aiuto perché temevano che la barca potesse affondare. Per tranquillizarci, gli scafisti ci hanno mostrato l’iPad con la rotta, dicendoci che volevano far passare quelle ore per farci sbarcare nel cuore della notte e non incappare nei controlli di polizia», continua il migrante sopravvissuto alla tragedia.
Gli scafisti
Quando ormai era chiaro che la barca sarebbe affondata, i tre scafisti «hanno buttato a mare un tender e ci sono saliti allontanandosi». Nei racconti dei migranti, poi, ci sono alcune descrizioni molto dettagliate dei tre membri dell’equipaggio. Il capo, racconta un superstite, aveva «un tatuaggio a forma di due gocce di lacrime sullo zigomo destro e con un altro tatuaggio a forma di cuore, rosso, sul dorso della mano destra». Le tre persone sospettate di traffico di esseri umani sono state fermate nei giorni scorsi dalle forze dell’ordine italiane. Per due di loro oggi si terrà l’udienza di convalida del fermo. Il terzo uomo, invece, ha contratto il Covid e dovrà prima aspettare il decorso della malattia.
Foto di copertina: ANSA/ GIUSEPPE PIPITA
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