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L'Inter travolge il Milan nel derby di Supercoppa italiana: finisce 3 a 0. Ai Nerazzurri il primo trofeo della stagione – Il Fatto Quotidiano

Il primo trofeo dell’anno, o l’ultimo di quello scorso, è dell’Inter. La sfida che aveva segnato l’incredibile Scudetto 2022, e che nel 2023 potrebbe valere solo un piccolo premio di consolazione, intanto dice nerazzurro. Quasi lo urla, con un punteggio che in un derby non è mai una vittoria qualsiasi: 3-0 secco, reti di Dimarco e Dzeko nel primo tempo, Lautaro nella ripresa. Dominio assoluto dal primo all’ultimo minuto che conferma che l’Inter avrebbe tutto per essere la squadra più forte d’Italia, se non si perdesse troppo spesso in se stessa, e apre forse una prima vera crepa nello stupefacente Milan di Pioli dell’ultimo anno e mezzo.

La Supercoppa italiana senza grande tradizione, venduta agli arabi per qualche milione, giocata sotto gli occhi degli sceicchi e una manciata di tifosi veri in tribuna, non vale una stagione. Però è sempre una finale, a maggior ragione se si tratta di un derby. Le due milanesi ci arrivavano entrambe lontane dal Napoli capolista e con le speranze di Scudetto ormai ridotte al lumicino, ma con stati d’animo e di condizione profondamente diversi: tutto sommato positivo l’Inter, a punteggio pieno dalla ripresa se non fosse stato per “l’incidente” di Monza; più scricchiolante il Milan, forse alla prima vera crisi dal Covid. Non erano solo sensazioni: il campo ha confermato tutte le aspettative nerazzurre e i timori rossoneri.

L’Inter non vince, domina. Passa dopo 10 minuti con un campionario del meglio di quest’altalenante era Inzaghi, fatta di alti abbaglianti e troppi bassi: Dzeko imbuca con i piedi di un trequartista per Barella, sul filo del fuorigioco, dall’altro lato arriva puntuale Dimarco che chiude l’azione col suo sinistro. Il Milan ha rimontato spesso e volentieri, non solo l’Inter ma soprattutto l’Inter, ci ha vinto uno scudetto così. Ma non stasera. Per reagire non può che affidarsi al suo uomo migliore, Leao, l’unico in grado di accendere la luce in un periodo così cupo. Un paio di fiammate, poco convinte: lasciato in passato colpevolmente solo (come nel derby di campionato d’andata, in cui aveva devastato la fascia nerazzurra), stavolta viene neutralizzato da semplici coperture preventive. La difesa rossonera invece sbanda paurosamente e il ritorno di Kjaer non restituisce a Tomori le certezze perdute (anzi). Basta un lancio lungo da calcio piazzato per il raddoppio: Dzeko scatta e si cimenta in un altro pezzo di bravura, dribbling su Tonali che provava a metterci una pezza e destro secco all’angolino. Bello, ma tutto davvero troppo facile per il 2-0. Prima dell’intervallo, Tatarusanu para in un altro paio di occasioni per evitare il tracollo.

Il Milan semplicemente non c’è, deve correre al riparo negli spogliatoi. All’uscita il piglio sembra essere diverso. Non basta, Pioli ci prova anche un triplo cambio, De Ketelaere , Origi e Kalulu per Diaz, Messias e Kjaer. Non basta ancora. Ne viene fuori un secondo tempo più combattuto, ma anche bloccato e noioso. L’Inter non rischia nulla. Allenta il ritmo, abbassa il baricentro, controlla il vantaggio. E poi colpisce, alla prima, vera e unica occasione della ripresa, che ricorda troppo da vicino il gol del 2-0 per non far venire i brutti pensieri a Pioli: altro lancio lungo dalla difesa, Lautaro ridicolizza Tomori e insacca con un ricamo di esterno. La partita è finita, ma non era mai cominciata. C’è tempo solo per un tiro-cross di Rebic che per poco non beffa Onana e si stampa sulla traversa: troppo poco per considerarla un’occasione. Il Milan si è già rialzato in passato da sconfitte pesanti, come dal derby perso l’anno scorso in semifinale di Coppa Italia, sempre per 3-0, e poi fu scudetto: Pioli stavolta non potrà affidarsi solo alla scaramanzia. Inzaghi festeggia il suo terzo successo in nerazzurro, la quarta Supercoppa in carriera, che è ormai il suo trofeo personale. E non è necessariamente un complimento.

Twitter: @lVendemiale

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