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Marco Revelli: “Per loro l’ascensore sociale deve farti solo sprofondare”

Il sociologo: “Nei campi col Rdc? Ignoranti e classisti. Sulla scuola hanno idee di 50 anni fa”. Sostituzione etnica autoctona della sostituzione etnica. Materiale umano di scarto da mandare nei campi anziché pagargli il divano letto, l’ozio da Reddito di cittadinanza […]

(DI ANTONELLO CAPORALE – Il Fatto Quotidiano) – Professor Marco Revelli, siamo alla sostituzione etnica capovolta. I nuovi italiani disoccupati dovrebbero andare nei campi e far fuori gli africani che negli anni hanno sostituito i vecchi italiani.

Sostituzione etnica autoctona della sostituzione etnica. Materiale umano di scarto da mandare nei campi anziché pagargli il divano letto, l’ozio da Reddito di cittadinanza. Questo mi pare il messaggio del ministro alla faciloneria e alla contraffazione dell’intelligenza. Doveva trovare un modo per attaccare quella misura mica dare un senso e una soluzione ai problemi del suo ministero…

Lei di Lollobrigida non ha grande stima!

Ho scorso il suo curriculum, ho letto che si è laureato all’università telematica Cusano (te-le-ma-ti-ca e ho detto tutto). Nelle sue fatiche giovanili, purtroppo, neanche mezzoretta con la zappa o con altri strumenti manuali e nemmeno impegni intellettuali, ancorché modesti. Zero carbonella. Un patriota sfaccendato, diciamo così.

Eppure non pensa che la proposta così banalizzata – e cioè meglio il lavoro nei campi ai giovani disoccupati che farli stare a casa a percepire il Rdc che tutti noi paghiamo – faccia presa, produca sostenitori?

Temo di sì. In una società dove una quantità di gente vive in sofferenza ed è piegata dal rancore per un’esistenza così poco apprezzabile e gratificante, questa proposta indiscutibilmente classista, culturalmente regressiva farà strada.

Perché regressiva?

Perché divide la società in classi senza possibilità che gli ultimi possano mutare il loro destino di ultimi. Una umanità di scarto, con l’handicap di una situazione familiare difficile o economicamente fragile, ha la prospettiva di una vita di basso livello destinata alla fatica delle nude braccia. Solo chi non conosce nulla di ciò che ritiene di dominare potrebbe immaginare tra l’altro che in agricoltura si vada così, alla cieca. Sono mansioni che devono essere sostenute da una capacità, una formazione, una dedizione. Per dire: gli albanesi costruiscono, per tradizione, meravigliosi muretti a secco; i macedoni sono bravissimi a coltivare i vitigni. E sono tutti lasciti antichi, nutrimenti familiari. Sono preziose tessiture ereditate dai padri e dai nonni.

La premier parla di un liceo del made in Italy, una sorta di mega istituto agrario.

Ai miei tempi, dopo le elementari, c’erano le medie per i ricchi e l’avviamento professionale per i meno abbienti. A dieci anni alcuni miei compagni, i cui genitori erano poveri, sono stati destinati all’avviamento, a prendere in mano la lima anziché studiare il latino. Una vita decisa ancor prima di conoscere la vita, un ascensore sociale che ti fa sprofondare anziché portarti ai piani alti.

Così le appare questo mega istituto agrario?

Naturalmente so bene che gli istituti tecnici sono davvero preziosi.

L’istituto alberghiero ha fatto ancora più grande e ricca la cucina italiana e tutta la filiera dell’ospitalità.

Non c’è alcun dubbio. Quel che contesto è il denso residuato classista che anima questa idea.

La destra è connessa con la società?

Non la capisce proprio. È un fronte della faciloneria con la testa ripiegata all’indietro, ma la destra gode di una specie di rendita vitalizia.

Rendita vitalizia?

Il disordine sociale, questo paradosso di così tanti in cerca di occupazione e così tante difficoltà per gli imprenditori di trovare lavoratori è figlio di una nuova cultura della vita e del lavoro. I giovani rifiutano di fare i salariati a vita, scelgono moduli di occupazione a noi anziani sconosciuti. Sono multitasking, fanno tante cose in una giornata, accettano di vivere con poco. Sono lontani dai nostri traguardi. E nella società il ceto che resta maggioritario, che nelle urne decide chi governa, che non capisce e non si adegua al nuovo, alimenta risposte ideologiche retrive come questa della manodopera di scarto. Vota a destra.

Se la destra è sconnessa alla società, la sinistra sembra totalmente fuori gioco.

Internet è un’enorme caldana che brucia le vecchie forme di vita e di lavoro e costruisce nuovi modelli che spesso sono provvisori, limitati, approssimativi. La precarietà è la pertica intorno a cui tutto gira. Ma ancora siamo al tempo della sperimentazione, e la sinistra non ha parole né idee di questo tempo nuovo.

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