Perché le posizioni della destra sui vaccini avvicinano l’Italia a Pechino
Dopo la stretta sui voli dalla Cina, diversi esponenti del governo sono tornati a prendere le distanze dalle “fallimentari misure liberticide” dei governi precedenti per affrontare il Covid. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha più volte detto che “l’Italia è il paese che ha preso i provvedimenti più restrittivi in assoluto e contemporaneamente vanta i più alti tassi di letalità”. Meloni riporta due falsità piegando strumentalmente i numeri al suo messaggio politico. Ma l’effetto boomerang è dietro l’angolo. Basta prendere in esame il numero dei decessi per milione di persone per vedere non solo come l’Italia sia al ventitreesimo posto, ma anche che esaminando i trend dell’ultima settimana il nostro paese continua ad attestarsi sempre tra il ventiduesimo ed il ventitreesimo posto insieme a Taiwan. Con tutti i “se” e i “ma” necessari per un’analisi su dati ancora non consolidati, possiamo quindi vedere come tendenzialmente il posizionamento del nostro paese durante la gestione Covid del governo Meloni, nonostante il venir meno dell’emergenza, non sia affatto cambiato.
Per la premier inoltre “il modello restrittivo adottato in passato non ha funzionato, come stiamo vedendo anche in Cina”. In realtà la situazione cinese di oggi è esattamente il modello al quale ambiva Meloni durante l’emergenza nel 2021 quando, battendosi contro l’obbligo vaccinale e puntando il dito contro l’estensione della campagna vaccinale anche alle fasce più giovani della popolazione, chiedeva riaperture indiscriminate con tassi di copertura vaccinale ancora molto bassi. La Cina sta dimostrando cosa sarebbe potuto accadere allora: pur in presenza della variante Omicron, molto contagiosa ma con esiti clinici meno gravi soprattutto tra i vaccinati, il venir meno delle restrizioni combinato a bassi tassi di copertura vaccinale sta comportando in Cina forti difficoltà nella capacità di presa in carico degli ospedali e un numero di morti stimato da Airfinity tra 1,3 e 2,1 milioni entro febbraio 2023. Per fortuna a Palazzo Chigi c’era Mario Draghi.