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Messina Denaro e quel Rolex (con quadrante giallo) regalato al 'figlioccio'

Matteo Messina Denaro ha regalato al figlioccio un Rolex con il quadrantegiallo. L’orologio dal prezzo esorbitante è uno degli elementi che, per la procura e il gip di Palermo, incastrano la coppia arrestata ieri, ovvero i coniugi Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri. I due sono finiti in manette ieri a Campobello di Mazara in qualità di favoreggiatori del boss. Con Messina Denaro, secondo il giudice, i due avevano un “rapporto solido“, da prima del 2017. E con la Lanceri l’ex latitante aveva anche un rapporto

Conferma eloquente e definitiva sulla natura e sulla durata dei rapporti giungeva, infine, dagli accertamenti svolti dalla polizia giudiziaria a seguito del rinvenimento di un pregiato orologio in acciaio marca Rolex presso l’abitazione degli odierni indagati“, si legge nell’ordinanza firmata da Alfredo Montalto. Nel 2017 Matteo Messina Denaro era stato il “padrino” di cresima del figlio della coppia e aveva, in tale occasione, fornito ai genitori del ragazzo il Denaro, “ben 6300 euro, necessario per l’acquisto del costoso segnatempo che Lorena Lanceri perfezionava l’11 gennaio 2017 presso la Gioielleria Matranga di Palermo“.

La “singolarità” era anche che, nella circostanza, “contrariamente alle regole interne della gioielleria, non era stata compilata la scheda cliente e, pertanto, non era possibile risalire all’acquirente (nel 2017, su 878 Rolex venduti, solo 7 risultavano privi della menzionata scheda cliente“.

I soldi utilizzati per l’acquisto dell’orologio era stato come sempre annotato nella “contabilità” del capomafia rinvenuta all’interno di uno dei covi e tenuta sui pizzini. Questi gli accertamenti dei carabinieri di Trapani: “Nel corso della citata perquisizione del 23 novembre 2023, si rinveniva all’interno dell’abitazione dei coniugi Bonafede-Lanceri, un Rolex, modello Oyster Perpetuai sul quale, i citati coniugi davano versioni discordanti in relazione a quando fosse stato acquistato, a quale prezzo e sulle modalità di pagamento“.

Dopo l’esecuzione del decreto emesso il 20 febbraio 2023 per il sequestro dell’orologio – viene sottolineato – si è accertato che l’orologio” era stato acquistato l’11 gennaio 2017 per l’importo di 6.300 euro, “presso la gioielleria Matranga di Palermo“. In base all’analisi del materiale rinvenuto all’interno del covo dell’ex latitante dimostra, per il giudice, che “l’acquisto dell’orologio è attribuibile proprio a Messina Denaro. Questi, infatti, appuntando meticolosamente le spese affrontate tra il 2014 ed il 2021, annotava che nel 2017 aveva sostenuto uscite per un ammontare complessivo di 18.350 euro specificando che, a questi, andavano aggiunti ‘6.300 OROL. e 540 OROL.’ – Chiaro e indiscutibile, dunque, che i rapporti tra i coniugi Bonafede – Lanceri e Matteo Messina Denaro risalivano ad un periodo assai anteriore a quanto dichiarato dagli odierni indagati e certamente ben precedente al gennaio 2017, posto che pare davvero di intuitiva evidenza che solo una persona conosciuta da lunga data può essere scelta come ‘padrino’ di cresima ed effettuare un regalo così costoso ed importante in favore del cresimando“.

Nuovi indagati per la latitanza di Messina Denaro

Dopo l’arresto di Emanuele Bonafede e della moglie Lorena Lanceri, in cella per favoreggiamento nell’ambito delle indagini sulla latitanza di Matteo Messina Denaro, la procura di Palermo, che sta cercando di ricostruire la rete di fiancheggiatori del capomafia, ha disposto perquisizioni nelle abitazioni di quattro persone.

Si tratta di Laura Bonafede, cugina di Emanuele Bonafede, figlia del boss di campobello Leonardo, la maestra che fino a due giorni prima dell’arresto ha incontrato il boss allora latitante e che con lui aveva una fitta corrispondenza, dell’imprenditore agricolo Gaspare Ottaviano Accardi, della moglie, Dorotea Alfano e di Leonarda Indelicato. Le loro abitazioni sono state perquisite dai carabinieri su disposizione dei pm della Dda di Palermo Pierangelo Padova e Gianluca De Leo. Anche loro sarebbero indagati per favoreggiamento personale e procurata inosservanza della pena.

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