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No, l'alcool non fa bene alla salute

Una scena del film “Un altro giro” (Wikipedia)

Cattivi scienziati

Basta balle: se intendiamo bere un bicchiere di ottimo bianco o rosso, non raccontiamoci bugie circa la sua salubrità. E se proprio vogliamo pensare a dei benefici, pensiamo a quelli edonistici e sociali, senza pretendere di cercare altrove

Dovrebbe essere ben chiaro: dal punto di vista della salute, nonostante quello che irresponsabili ministri, medici influencer o portatori vari di interesse sostengono, le bevande alcoliche non hanno nessun beneficio diretto. 107 studi, quasi 5 milioni di soggetti esaminati: ogni presunto effetto benefico delle bevande alcoliche, vino compreso, è una bugia, come risulta da un imponente studio appena pubblicato. In particolare, si è dimostrato che i presunti effetti benefici e protettivi dimostrati per il bere vino da certi studi, non consistevano che in artefatti dovuti ad errori metodologici di vario genere: fra quelli più diffusi, l’includere nel gruppo di controllo dei “non bevitori” degli ex-bevitori, i quali rispetto agli astemi hanno un rischio di mortalità e di morbidità notevolmente aumentato, con il risultato che i bevitori differivano molto meno di quanto dovrebbe essere dal gruppo eterogeneo utilizzato come controllo. Quando si attuano le correzioni opportune, e pesando tutti i dati disponibili nella più ampia meta-analisi sin qui condotta, le chiacchiere stanno a zero: a dosi molto basse, non oltre cioè due dosi standard a settimana di etanolo, non vi sono effetti significativi di mortalità, ma oltre le tre dosi standard settimanali questi effetti diventano via via più evidenti. Questo senza contare l’eccesso di morbidità, il manifestarsi cioè di condizioni croniche di vario tipo (come alcune fra quelle cardiovascolari), che si aggiungono agli eccessi di mortalità.

Di effetti benefici diretti sul nostro organismo, farmacologici o nutraceutici che si voglia, non c’è traccia, e vi è anzi evidenza della cattiva interpretazione dei dati che ha portato a formularli in ipotesi. Eppure, abbandonata l’idea di simili effetti, è ben possibile considerare quelli che, da sempre e prima di conoscere i danni per la salute, sono stati associati in particolare al vino e alla birra, anche quando questi prodotti erano organoletticamente di gran lunga peggiori di quelli cui abbiamo accesso nel mondo moderno. Si tratta di benefici tramandati da epoche antichissime, sia sotto forma di testimonianze archeologiche che, più tardi scritte, e riguardano il funzionamento dell’etanolo come sostanza psicoattiva, ovvero degli effetti sociali che può portare il bere, purché si resti lontani dall’ubriachezza. Il consumo basso o moderato di bevande alcoliche in luoghi deputati e secondo forme socialmente codificate favorisce dimostratamente il formarsi di legami; tale fenomeno, legato all’azione disinibitoria del bere, è evidentemente non replicabile con sostanze o metodi che non prevedano l’uso di sostanze a simile azione sul sistema nervoso centrale, e particolarmente, come dimostrato, del sistema endorfinico.

Come altri complessi sistemi di formazione di legami sociali come la danza, il canto e la narrazione, bere bevande alcoliche è stato spesso adottate da grandi comunità sociali come rituale associato al legame. Ora, bisogna considerare che la nostra rete sociale fornisce uno degli ammortizzatori più importanti contro le malattie mentali, ma anche contro quelle fisiche: numerose sono le meta-analisi che hanno dimostrato come, per quel che riguarda qualunque indicatore di salute oggettivo o soggettivo, il numero e la qualità dei nostri legami sociali hanno un effetto di primo piano. Come sempre, il problema del dibattito polarizzato che si svolge nel nostro paese su qualunque tema è che esso non solo prescinde dai dati, ma vede apertamente mentire persino coloro che dovrebbero essere esperti, perché hanno interesse politico, economico o anche semplicemente intellettuale a sostenere a priori una certa posizione; e questo, naturalmente, è particolarmente pericoloso nel caso in cui medici e ministri della sanità, cioè le persone a cui affidiamo rispettivamente la nostra salute individuale e quella pubblica, arrivano a inventare presunti benefici diretti dell’assunzione di etanolo, o peggio a negare l’esistenza, anche a dosi molto piccole, di rischi gravi per la salute. Mentire, utilizzando bugie datate sulla salubrità del vino e sulla sua innocuità, non può avere altro che un effetto: spingere il pubblico a credere di volta in volta ciò che preferisce, sfruttando il fatto che per ogni mentitore ci sarà sempre qualcuno che sosterrà la tesi opposta.

In conclusione, è mia personalissima convinzione, ovviamente suscettibile di cambiamento di fronte a solidi fatti e ragionamenti altrui, che per quel che riguarda il bere ognuno debba responsabilmente valutare quanto e se vuole rischiare la propria salute, sempre avendo come faro la coscienza di non mettere a rischio quella degli altri (per esempio, guidando ebbri). Dunque, basta balle, e se intendiamo bere un bicchiere di ottimo vino bianco o rosso che sia, non raccontiamoci bugie circa la sua salubrità: ammettiamo piuttosto la nostra umana debolezza (condivisa, peraltro, con moltissimi altri animali che ricercano l’etanolo ed altri inebrianti in natura), e se proprio vogliamo pensare a dei benefici, pensiamo a quelli edonistici e sociali, senza pretendere di cercare altrove.

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