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Omicidi della faida, un litigio tra Magnetti e Petriccione prima della morte del 'mocillo'

La seconda faida segna l’inizio di una nuova fase della storia recente della mala di Secondigliano. Vero e proprio spartiacque è rappresentato dagli omicidi di Luigi Giannino e Luigi Magnetti, tra i primi a ‘girarsi’ dalla Vanella Grassi (all’epoca ancora parte dei Di Lauro) per aderire alla fazione scissionista. Quei due delitti ‘eccellenti’ porteranno a ben altre conseguenze come raccontato ai magistrati da Antonio Accurso. L’ex colonnello della Vanella ha spiegato ai magistrati che Giannino e Magnetti più volte violarono il patto siglato tra i Di Lauro e Scissionisti che prevedeva che chi avesse abbandonato il Terzo Mondo non doveva transitare nelle zone di competenza dei Di Lauro pena la morte (leggi qui l’articolo). Secondo Accurso i due violarono quell’accordo e così furono uccisi non prima di contrasti con il loro ex gruppo:«Giannino e Magnetti violavano il coprifuoco e si erano portati nei territori dei Di Lauro; ricordo che in una circostanza andarono a fare rifornimento nel distributore fuori al Terzo Mondo, in un certo senso provocavano ed in ogni caso ebbero una condotta di grave sottovalutazione dei Di Lauro. Allorché un giorno Giannino e Magnetti si ritrovarono a Largo Macello e già da lontano partirono i primi colpi, una raffica e riuscirono a riconoscere Gennaro ‘o pazz, ossia Gennaro Puzella, Raffaele Musolino e Ciro Maisto poi ucciso nel Terzo Mondo. Colpito dalla prima raffica, Giannino subito si accasciò mentre Magnetti scappò. Non vi fu reazione da parte degli Amato-Pagano perchè era chiaramente dentro la regola impostata prima da Vincenzo e Marco Di Lauro sulle zone che non si dovevano frequentare».

Il litigio tra Luigi Magnetti e Salvatore Petriccione

Magnetti però, a detta del pentito, continuò nelle provocazioni e questo portò ad un contrasto nella stessa Vanella Grassi, tensioni che coinvolsero anche Salvatore Petriccione, fondatore del gruppo. Questo quello che ha raccontato Accurso ai magistrati:«Agli inizi di settembre Luigi Magnetti ha un diverbio con Gaetano Petriccione che voleva autorizzare dei ragazzi amici suoi a girare per la Vinella, senza altre autorizzazioni. Magnetti si chiama Petriccione Gaetano e lo richiama all’ordine; Gaetano la prende male e viene da me e mi dice che vuole una pistola, per uccidere uno dei due che erano più legati a Magnetti. Salvatore Petriccione appreso del litigio tra i due si infuriò. Petriccione voleva picchiare due persone vicine a Magnetti ma quest’ultimo si intromise e ne nacque un litigio tra Magnetti e Petriccione proprio nel vicolo della Vanella. Il racconto di Accurso poi prosegue con l’intervento degli Scissionisti nella ‘vertenza’:«Magnetti viene nel vico per sparare a Petriccione ed a me. Ci riparammo e poi arrivarono improvvisamente, non so da chi avvertiti, Rito Calzone e Renato Napoleone. Costoro convocano Magnetti e Petriccione davanti a Raffaele Amato per comporre la lite. Amato li fece riappacificare e mi ricordo anche il particolare che Amato stappò dello champagne. Quando finì la riunione, Guarino sentì Magnetti Luigi dire che voleva sparare in faccia ai due Petriccione padre e figlio e Guarino lo disse al Petriccione. Per quattro cinque giorni, Petriccione girò armato ed altrettanto fece Magnetti. Ad un certo punto Petriccione andò a Melito e parlò con ‘o pisano e Biagio Esposito e poi Amato Raffaele e li trovò Giuseppe Grassi che rivelò loro confidenze che aveva ricevuto da Magnetti, il quale andava dicendo che voleva uccidere Raffaele Amato. A questo punto si decide di eliminare Magnetti. Petriccione, verso mezzanotte l’una, mi fece telefonare dal figlio per andare a Melito a casa sua, ed io mi recai a Melito, dove incontro il solo Petriccione, il quale mi mette al corrente di quanto accaduto e deciso da Lello Amato, che comprendeva anche la commissione da parte di Luigi Magnetti di un ultimo omicidio. Questo ultimo omicidio, che doveva essere commesso ai danni di un affiliato dei DI LAURO, ed in particolare un De Lucia, gruppo dilauriano che stava ancora nel Berlingieri doveva essere la giustificazione per l’eliminazione del Magnetti, nel senso che la strategia sarebbe stata quella di dire che l’omicidio Magnetti l’aveva commesso senza autorizzazione degli Amato-Pagano e questo avrebbe condotto alla sua eliminazione senza particolari problemi. E così fu».

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