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Rai, nei tg parla solo Meloni. E arriva la “striscia” di Vespa

La destra reclama spazi, ma già occupa tutto. Ci sono cose che stridono nel racconto della tv pubblica di questi ultimi giorni, quella “narrazione” che il sottosegretario meloniano alla Cultura, Gianmarco Mazzi […]

(DI GIANLUCA ROSELLI – Il Fatto Quotidiano) – Ci sono cose che stridono nel racconto della tv pubblica di questi ultimi giorni, quella “narrazione” che il sottosegretario meloniano alla Cultura, Gianmarco Mazzi (in passato direttore artistico di ben sei edizioni del Festival), vuole a tutti i costi cambiare procedendo quanto prima “al rinnovo dei vertici”. Concetto ribadito in modo implicito ieri da Giovanbattista Fazzolari (“in Rai occorre più decoro”) e da Antonio Tajani (“dopo certe volgarità ho cambiato canale, la tv pubblica deve rappresentare tutti”), riferendosi entrambi al Festival di Sanremo.

Ciò che stride, appunto, è che il centrodestra si duole come se dalla Rai fosse escluso, ostracizzato, messo all’angolo. Poi però arrivano i dati Agcom sul monitoraggio sul “pluralismo politico e istituzionale” del mese di gennaio, periodo tra l’altro di campagna elettorale in Lazio e Lombardia, e si evince come la realtà sia ben diversa. Se, per esempio, guardiamo ai tempi di parola del Tg1, si nota come ai primi 10 posti, tranne il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la senatrice a vita Liliana Segre, tutti gli altri siano esponenti della maggioranza: Meloni, Tajani, Piantedosi, Nordio, Urso, Giorgetti, Sangiuliano e Crosetto (in ordine di minutaggio). Il primo rappresentante dell’opposizione è Giuseppe Conte, al 12esimo posto. Al Tg2 la canzone è la stessa: nei primi dieci, 8 del centrodestra, con in più solo Mattarella e, al decimo posto, Vittoria Baldino dei 5 Stelle. Rainews, diretta dal meloniano Paolo Petrecca, non si discosta e nei primi dieci, oltre a Mattarella, troviamo solo il pentastellato Francesco Silvestri in ultima posizione, per il resto tutta destra. Persino Mediaset è assai più pluralista, per non parlare di La7.

Ieri, intanto, al settimo piano di Viale Mazzini è andato in scena un cda lungo e infuocato. L’atmosfera era tesa e si respirava aria di possibile sfiducia, che potrà arrivare solo sul voto sul piano industriale, slittato in aprile. Gli attacchi della destra hanno però avuto il merito di ricompattare il Pd (Francesca Bria) su Fuortes, che invece ha sempre più contro FI (Simona Agnes) e Lega (Igor De Biasio). Il piatto forte, naturalmente, era il Festival. Con i consiglieri uniti a chiedere conto a Carlo Fuortes sul non esser stati informati della presenza di Mattarella e su come sia stata malamente gestita la vicenda Zelensky. Breve inciso: oggi il presidente ucraino sarà collegato in video con l’apertura del Festival del Cinema di Berlino, e questo suona come uno schiaffo alla Rai, a conferma che a cambiare idea sul video fosse stato proprio lui. Ma a Fuortes e al capo di Rai Pubblicità, Gian Paolo Tagliavia, sono stati chiesti lumi pure sui contratti di Fedez e Ferragni, sul perché la Rai ha concesso ad Amazon Prime di effettuare riprese gratis all’interno dell’Ariston e a Ferragni di fare un’enorme pubblicità a Instagram senza che la tv pubblica ne beneficiasse. Ma anche su come sia stato possibile concedere così tanta libertà editoriale a Lucio Presta e Amadeus, due esterni, con Stefano Coletta e altri dirigenti tenuti all’oscuro su molte questioni. Qualcuno ha poi chiesto perché Rai ha speso 18 mila euro per far pubblicità sul sito Dagospia che “notoriamente ci sbeffeggia”. E proprio di fronte ad alcune risposte evasive o alle “non risposte” di Tagliavia, i toni tra il manager e i consiglieri si sono alzati parecchio.

Poi c’è Vespa. Fuortes ha dato l’ufficialità: da lunedì 27 febbraio partirà la sua striscia post Tg1, si chiamerà 5 Minuti, e andrà in onda dalle 20.32 alle 20.37, così da non sovrapporsi con Il Cavallo e la Torre di Marco Damilano, su Rai 3. Non è ancora deciso se sarà registrata o in diretta, ma verrà trasmessa da un angolo dello studio di Porta a Porta riadattato alla bisogna. Nominati, infine, due nuovi vicedirettori del Tg2, entrambi in quota destra: Giovanni Alibrandi e Fabrizio Frullani. Quest’ultimo, chigista, nel 2021 si era fatto notare per aver dato alle stampe il libro Da destra a destra. Storia, scena e retroscena del cammino di Fratelli d’Italia.

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