“Forse la morte di mio figlio non ha insegnato nulla, forse le passerelle di qualcuno si sono perse nell’oblio. Io continuerò a credere che il calcio possa cambiare fin quando il buon Dio mi darà forza per farlo”.
Lo dice Antonella Leardi, la mamma di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli, morto in ospedale dopo essere stato ferito gravemente a Roma dall’ultrà romanista Daniele De Santis prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli del maggio 2014.
“Condanno come sempre faccio da anni in ogni luogo in cui parlo, tutto ciò che è violenza nel calcio e che per me e tutta l’ Associazione che rappresento in memoria di mio figlio, deve essere aggregazione, sportività e rispetto e non altro.
Devo anche constatare però che nonostante i miei appelli c’è una parte di queste Istituzioni che continuano ad essere sorde di fronte ad un fenomeno che sembra sopito ma a cui basta una scintilla per riesplodere e l’episodio di oggi ne è la conferma”, conclude la Leardi.
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che da prefetto di Roma adottò diverse volte prescrizioni per vietare le trasferte alle tifoserie ritenute a rischio, chiederà all’Osservatorio sulle manifestazioni sportive di valutare con la massima severità i prossimi eventi in programma.
Si rifletterà poi, fa sapere il sottosegretario Nicola Molteni, “se sarà necessario un inasprimento delle misure attualmente in vigore per distinguere il vero tifoso dal violento”.
Sampdoria-Napoli era stata considerata a rischio dall’organismo, ma la prescrizione adottata si limitava alla vendita dei biglietti per i residenti in Campania solo per il settore ospiti e solo se sottoscrittori dei programmi di fidelizzazione del Napoli.
Per il futuro, anche in seguito all’input alla “massima severità” giunto dal ministro, per le tifoserie che si sono rese protagoniste di disordini – è il caso di romanisti e napoletani, ad esempio, ma non solo – si tornerà a valutare lo stop alle trasferte.
Molteni, da parte sua, ricorda che una stretta c’è stata già con il secondo decreto sicurezza del 2019, che conteneva un inasprimento del Daspo. Ora, informa, “valuteremo se sarà necessario un ulteriore rafforzamento delle misure per distinguere il vero tifoso dal violento. Di certo – sottolinea – non possiamo accettare che si verifichino fatti come quello di oggi”.
Sulla stessa linea il sindacato di polizia Siulp, che lancia un appello a Piantedosi “affinché si valuti, urgentemente, la reintroduzione di tutti gli strumenti già sperimentati per prevenire queste forme di violenza. A partire dalla tessera del tifoso sino alle partite a porte chiuse per quelle squadre le cui tifoserie si evidenziano per violenza e intolleranza”.