di Giovanni Membola per il7 Magazine
Un leggero e inconfondibile odore di mastice e di pellame riempie il locale di via Amena: finalmente un calzolaio è tornato a lavorare nel centro storico di Brindisi. Erano diversi anni che nel cuore della città mancava un artigiano specializzato nella riparazione di scarpe, borse, cinture e accessori vari, tanto che era necessario spostarsi di rione per sperare di trovare qualcuno capace di soddisfare queste esigenze ed assolvere ad una indispensabile funzione sociale.
Ci ha pensato Aydin a portare il sapore della novità nelle strette vie a due passi dal lungomare, una zona che sino a cinquant’anni fa era ricca di botteghe artigianali guidati da maestri depositari di un’antica tradizione manifatturiera. Mustafa Sultani, da tutti conosciuto come Aydin, è tornato a far risuonare i tipici colpi di martello sulla ghisa del piantone e a mettere in funzione antiche macchine cucitrici per pelli e cuoio, riportando così in auge una nobile arte quasi del tutto scomparsa, tenuta in piedi solo da pochi volenterosi. Il mestiere Aydin lo porta cucito addosso sin da quando era un bambino, è cresciuto tra pelli, pinze, forbici, forme di scarpe e semenze (chiodini), si è sporcato le mani di colla e vernice già quando aveva meno di dieci anni lavorando con il padre, un famoso artigiano della scarpa di Tabriz, la più grande città dell’Iran nord-occidentale, erede dell’antica Persia. Qui la sua famiglia, di etnica turco-iraniana e di religione cristiana, aveva una piccola fabbrica per la produzione di calzature da donna, se ne realizzavano sino a 120 paia al giorno e ci lavoravano anche i suoi cinque fratelli. Le scarpe prodotte venivano vendute anche in un negozio nel Bashmakhchi Bazaar, un’area del più grande mercato coperto al mondo attivo fin dall’antichità, uno dei principali luoghi di commercio dell’intero Medio Oriente. Aydin mosso dalla curiosità di un bambino, durante i tre mesi delle vacanze scolastiche stava sempre lì, attento ad apprendere tutto quello che c’è da sapere sull’affascinante professione, tanto che all’età di quindici anni era già capace di lavorare la pelle ed eseguire a mano, con grande precisione e meticolosità, una calzatura completa, come un vero ed esperto maestro.
A soli diciotto anni, entrato in contrasto con l’ideologia politica del suo Paese, decise di lasciare la sua bella città dell’Azerbaigian iraniano ed emigrare in Europa, facendo tappa rispettivamente in Turchia, Grecia, Svezia, Germania e Norvegia, prima di giungere in Italia. Ovunque si è fatto valere per il suo meraviglioso mestiere: nelle nazioni nordiche ha lavorato quasi sempre in alcuni negozi della rete commerciale della Mister Minit, occupandosi non solo della riparazione di scarpe, ma anche di duplicazione di chiavi, incisioni, affilatura e altre tecniche artigianali. In Germania invece si è perfezionato nella manifattura, realizzando scarpe e protesi ortopediche per una nota azienda del posto, reinventandosi con creatività e riscoprendo nuovi ruoli. Manca dall’Iran da circa vent’anni, il regime non gli permette di far ritorno, anche tanti dei suoi parenti sono riusciti a fuggire in stati europei, con loro si è potuto incontrare giusto qualche volta, ma in Turchia. Il padre, nonostante i suoi 94 anni, segue ancora l’attività commerciale occupandosi di abbigliamento, solo alcuni cugini sono rimasti nel settore calzaturiero.
Aydin è un rifugiato politico provvisto di regolare documentazione e da circa quattro mesi è in Italia, dove si trova benissimo. La Puglia e Brindisi in particolare lo hanno accolto da subito con affetto spontaneo e grande calore, si era innamorato della nostra terra in occasione di un breve soggiorno, per questo ha deciso di lasciare la Norvegia e scegliere Brindisi come la sua città ideale. Nei diciotto anni di permanenza nelle nazioni del nord Europa non si è mai sentito integrato completamente, c’era sempre una sorta di diffidenza nei suoi confronti, veniva tenuto a distanza in quanto straniero. Anche qui da noi al principio non è stato semplice trovare un locale dove poter aprire una attività in proprio, ma in tanti lo hanno aiutato con il cuore e Aydin è profondamente riconoscente per tutto il supporto che ha ricevuto: non finisce mai di ringraziare suo “fratello” Paolo Cellie, sempre al suo fianco per intere settimane ad assisterlo e aiutarlo durante l’allestimento del locale, così come Francesco e Giulia Manfreda, che si sono messi a sua disposizione e continuano ad essergli vicino ogni giorno, per ogni esigenza. Ed ancora Luciano Nuzzo, gli amici del Bar Ausonia e della vicina agenzia Poseidone Viaggi, oltre ai condomini del palazzo e tanti altri, tutti pronti e disponibili a dare una mano, sempre. È l’ennesima dimostrazione concreta di quanto i concetti di accoglienza, solidarietà e inclusione sociale sono fortemente consolidati nella gran parte della comunità brindisina.
L’apertura ufficiale del negozio “Mister Aydin Calzolaio” è avvenuta il 12 dicembre scorso, dopo un lungo ma necessario iter burocratico. Il sogno finalmente si è realizzato, una bella storia di coraggio, costanza e tanta determinazione. Il trentottenne artigiano del cuoio e della pelle, con l’immancabile sorriso e una passione senza eguali, apre ogni mattina il suo laboratorio e si mette subito all’opera: taglia, incolla, rifinisce, ripara e cuce, usa gli strumenti tipici del mestiere ma soprattutto le sue mani con cui riesce a fare pressoché tutto per esaudire le più svariate richieste dei clienti. Con talento e la professionalità maturata in tanti anni di esperienza, sta facendo rifiorire un lavoro di altri tempi, riuscendo a dare nuova vita ad oggetti a cui si era affezionati. È anche un modo per recuperare il valore dell’artigianalità, a svantaggio dell’abitudine del “compra e getta” e del “nulla si ripara”.
Ritorna quindi ad animarsi quel locale sotto i portici di via Amena, dove sino ad un anno fa c’era la storica edicola di giornali della famiglia Pezzuto, la gente si ferma incuriosita ed entra per chiedere se si possono risuolare scarpe, sostituire tacchi, riparare borse, cinture, portachiavi ed altri articoli di pelletteria, duplicare chiavi o trovare particolari accessori per calzature di ogni tipo. Tutti ricevono sempre una risposta positiva: Aydin, con meticolosità, cerca di garantire un lavoro fatto a regola d’arte, tra tradizione e moderne tecniche di lavorazione, servendosi di macchine arrivate appositamente dalla Germania. Torna a funzionare anche una vecchia cucitrice a pedale per pelli e cuoio, una Singer perfettamente funzionante nonostante i suoi settant’anni, appartenuta ad un noto calzolaio brindisino, una sorta di passaggio di testimone generazionale tra maestri artigiani della calzatura.
Il suo obiettivo è formarsi una clientela affezionata e poter mettere radici a Brindisi, città che lo ha accolto con affetto anche per via del suo carattere solare, estroverso, estremamente gentile. In pochi mesi Aydin ha già imparato l’italiano, lo comprende e si fa capire con facilità, tanto che nel giro di qualche settimana può già contare su un buon numero di clienti, e non solo di amici.