di Giovanni Membola per il7 Magazine
«Nomina sunt omina” è un modo di dire dei latini per esprimere la convinzione che nei nomi fosse già scritto il destino delle persone. In questa antica locuzione sembra racchiusa l’essenza della lunga storia dei Botrugno, un cognome che trae origine dal termine “botrus”, ovvero grappolo d’uva. Da sempre la vitivinicoltura sentimentale si sostanzia nell’opera della famiglia, ogni componente vive per la vigna, la coltiva e la cura con un amore straordinario, riuscendo a trasformare i frutti di tanto impegno in un ottimo prodotto finale, sano ed equilibrato. Una storia enologica che va preservata, quella dei Botrugno, un esempio di consapevolezza delle potenzialità del nostro territorio che non ha eguali.
La casa vinicola è costantemente impegnata nella ricerca puntuale della qualità, su tutta la filiera, con la forza della tradizione e l’utilizzo delle moderne tecniche di lavorazione, inclusi i processi di trasformazione all’interno della cantina. Quest’ultima, situata in via Arcione, rappresenta uno degli ultimi stabilimenti privati, di antica costruzione, ancora in attività, adeguatamente dimensionato alla capacità produttiva dell’azienda con una capienza di stoccaggio di poco superiore ai quattromila ettolitri. All’interno anche un frequentato punto vendita diretto e una ben attrezzata sala dove spesso si organizzano degustazioni dei vini, eventi emozionali che rappresentano un vero e proprio elogio alla lentezza e al gusto dell’abbinamento, utili a riflettere su come armonizzare ed esaltare il gusto di un cibo a quello di un buon vino. Proprio l’accoglienza, caratterizzata dal contatto diretto tra il produttore-venditore e il cliente-consumatore, è uno degli elementi base dell’innovativa comunicazione aziendale, una esperienza utile anche a consolidare quell’immagine di passione e di laboriosità creata negli anni.
La storia dei Botrugno è quella di una famiglia di viticoltori in una terra lambita dal mare, amanti del Negroamaro e della Malvasia Nera di Brindisi allevati con il tipico metodo dell’Alberello Pugliese. Una lunga tradizione tramandata con tenacia di padre in figlio sin dall’Ottocento, a partire da Cosimo e poi con Antonio, proprietari di terreni e del “gran locale ad uso della lavorazione delle uve e deposito di vino fuori Porta Mesagne”, come riportato su antichi documenti, prima di essere rifondata nel periodo post-bellico da Romolo, tornato dalla prigionia in America: insieme alla moglie, l’instancabile agricoltore prese in mano le redini dell’azienda paterna per riportarla alla luce degli antichi fasti, reimpiantando quei vitigni divenuti il simbolo di tanta dedizione e continuità del lavoro. “Come massima espressione di attenzione nei confronti di mamma, Aurora Santamaria, mio padre oltre a portarle profumati fiori di campo, le donava perle di Malvasia, uva preziosa attentamente selezionata tra i ceppi del vigneto – racconta Sergio Botrugno, dal Duemila alla guida dell’impresa agricola e della cantina – la bellezza e la bontà in tavola venivano poi ampiamente ricambiate nella preparazione dei ‘bocconotti’, i dolci tipici ripieni con la mostarda ottenuta proprio da questa uva nera”. Come segno di riconoscenza ai tanti sacrifici e all’opera dei suoi genitori, Sergio ha voluto dedicare l’etichetta speciale “Patrunu Rò” al padre Romolo, alfiere dell’arte imprenditoriale, mentre con la linea dei rosati “Aurora” ha omaggiato l’autorevole figura della madre.
Nel solco di quanto tracciato nel passato, l’attività prosegue con crescente successo grazie alla grande passione e la comprovata professionalità di Sergio: l’ex giocatore di basket, agronomo e lungimirante viticoltore, dopo aver ampliato la superficie aziendale e ristrutturato la cantina, oggi viene affiancato nella conduzione dei circa trentacinque ettari di proprietà, di cui 27 vitati, dai suoi figli Alessandro, Andrea e Marco, la quinta generazione già in campo da qualche anno. I ragazzi sono pronti a prendere il testimone per interpretare in chiave contemporanea la vitivinicoltura, garantendo tutti i processi dalle viti alla bottiglia. Forti della consapevolezza che il “vino si fa in vigna”, con paziente dedizione e una particolare sensibilità alla tutela dell’ambiente e degli ecosistemi, i Botrugno continuano a produrre uve di varietà autoctone e ad affinare, in botti e bottiglie, vini esclusivamente a DOC e IGT, arrivando a selezionare e a identificare per ogni etichetta prodotta un determinato “Cru”, termine francese che delimita un territorio da cui provengono con continuità vini di particolare pregio. In questo modo vengono esaltate le potenzialità delle uve di Negroamaro, Primitivo, Susumaniello, Malvasia nera e bianca, Ottavianello e Minutolo.
Avvalendosi dell’esperienza dell’enologo Stefano Parisi, “un interprete più che un wine-maker”, da anni si è deciso di bilanciare la produzione direttamente in campagna, puntando alla qualità senza compromessi: con la vendemmia organizzata in più step, ogni uva viene vinificata separatamente proprio per valorizzare gli aromi e le caratteristiche che il terreno trasmette alla vite. Questi vini, infatti, sono tutti caratterizzati da una specifica identità tipica del “terroir” di Brindisi, con un equo tenore zuccherino e alcolico, il gusto morbido e vellutato, ricchi di profumi armonici e delicati. Tutte particolarità che hanno conquistato il favore degli esperti e regalato numerose soddisfazioni, con riconoscimenti e premi in concorsi enologici ed elogi sulla stampa specializzata e nelle guide enologiche.
Il logo aziendale sintetizza proprio la filosofia produttiva, ovvero la cultura e la ricerca della genuinità alla fonte: il triangolo che racchiude la città vista dall’alto, rappresenta infatti l’interazione dei tre elementi, clima, terreno e vitigno, che vengono abilmente orchestrati per poter “spremere” e raccogliere la materia prima nelle migliori condizioni possibili. Affianco al logo compare sempre l’azzeccato slogan societario, “viti e vini cultori”. Oltre ai vigneti, sui terreni destinati a seminativo si coltiva grano duro “Senatore Cappelli”, la varietà di frumento italiano apprezzato non soltanto per il suo valore storico, ma anche per le sue ottime peculiarità organolettiche e nutrizionali. Una buona parte di queste farine biologiche vengono utilizzate dai panificatori locali e dai pastifici per la produzione di formati speciali di pasta, di pane e delle tipiche frise. Alcuni di questi prodotti sono disponibili, insieme ai vini sfusi e in bottiglia dell’azienda agricola, presso il punto vendita di via Arcione, esercizio aderente anche al programma di Campagna Amica della Coldiretti.
Un filo diretto con la terra mai interrotto, strategicamente legato alla sostenibilità e agli aspetti storici e culturali della coltivazione dei vigneti con le tecniche tradizionali del territorio. È questo un altro elemento stabile ed ereditario che contraddistingue il lavoro e l’impegno dei Botrugno, da sempre. La storia della famiglia è un’intensa vicenda d’amore, pura e appassionata, che lega cinque generazioni in un rapporto quasi simbiotico con la tipicità di questo bellissimo e florido lembo di campagna salentina, dal quale nascono vini autentici e ricchi di personalità, capaci di esprimere tutto ciò che la nostra soleggiata e calda terra ha da raccontare.