NAPOLI – Quota centodue è lontana, sembra quasi sia al di là della Luna: e però quando la Juventus di Antonio Conte ci arrivò, anno di grazia 2014, a fine febbraio non ci pensava o magari sì, ma senza divorarsi il cervello. Nove punti di vantaggio sulla Roma rappresentavano una rispettabile distanza di sicurezza, l’ossessione restava lo scudetto, però sottovoce qualcosa si sussurrava, fosse pure semplicemente una pallida tentazione di fare la Storia. Quota centodue, pure oggi, sembra inavvicinabile, è una montagna da scalare: ma adesso che se ne è andata pure la quarta del girone di ritorno, senza che a Napoli s’avverta neppure l’eco graffiante della gloria, non si può nemmeno percepire il venticello caldo di addobbare l’impresa spingendosi oltre quel muro. E però, se i numeri hanno un’anima e indicano un orientamento, oggi come allora il sospetto s’annida nelle statistiche, che svelano le possibilità di rimescolare pure un primato, effimero (per modo di dire) e però stuzzicante: ventitré giornate sono state bruciate con un percorso quasi netto, fanno notizia, alla pari delle venti vittorie, i due pareggi e l’unica sconfitta a San Siro contro l’Inter, e i sessantadue punti del Napoli segnano il “sorpasso” sulla Vecchia Signora, che all’epoca s’era issata sino ai sessanta, utili per starsene al riparo della Roma ma pure per cominciare a costruire quel capolavoro.
Ipotesi
Madame ne aveva vinte diciannove, ne aveva persa una ed era stata bloccata per tre volte sul pareggio: da quel momento, avrebbe intrapreso un cammino sublime, macchiato (ma guarda un po’) solo a Napoli da Callejon e Mertens, gli interpreti speciali di una squadra che con Benitez in panchina avrebbe cominciato a sentirsi internazionale nelle forme e nella sostanza. La Juve di Conte andò a vincere al Meazza, contro il Milan, si prese il derby di Torino, ringraziò Osvaldo alla penultima all’Olimpico che evitò l’eventuale unico pareggio di quel finale, vissuto passeggiando con lo scudetto al petto ed una voracità insospettabile: quattordici successi su quindici, per segnare un tempo, un’epoca e magari l’eternità.
Volatona
Il Napoli non ha bisogno di distrazioni, ne ha già a sufficienza, con la Champions League che sta per irrompere nei pensieri spettinati delle settimane che verranno: i suoi sessantadue punti consentono di starsene a guardare il campionato con una leggerezza che non va confusa con la presunzione e i 102 punti non s’infilano in alcuna riflessione. In quel che resta del campionato, che è blindato ma va conquistato, ci saranno giorni duri, con impegni che si incroceranno, e ore tormentate, ad esempio quelle che avvicineranno il match del Maradona con l’Atalanta al ritorno con l’Eintracht: e poi comunque rimarranno da affrontare, tutte in casa, il Milan e l’Inter e la Lazio; e in trasferta, tra le grandi, bisognerà farsi un giretto in casa della Vecchia Signora. Lo scudetto è «l’occasione irripetibile» che Spalletti ha costruito nel suo biennio e che adesso sta lì, si scorge, aritmeticamente più vicino dei 102 punti: ma a Napoli è vietato fare calcoli.
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