Matteo Messina Denaro avrebbe scelto il suo successore, nonostante, non fosse il capo di Cosa Nostra bensì un autorevole boss della provincia siciliana. Al vertice della mafia ambiscono diversi criminali: uno su tutti Giovanni Motisi, palermitano 64enne detto U Pacchiuni, considerato tra i superlatitanti siciliani più pericolosi al mondo. Si tratta del reggente del mandamento Pagliarelli ed sfugge alle manette dal 1998. L’uomo sarebbe stato un killer di fiducia di Totò Riina, salvo avvicinarsi poi all’ala guidata da Bernardo Provenzano.
Il 18 marzo 1998 sono state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali. Giovanni Motisi, nato il primo gennaio 1959 a Palermo, ricercato dal 1998 per omicidi, dal 2001 per associazione di tipo mafioso ed altro, dal 2002 per strage ed altro; deve scontare la pena dell’ergastolo. Il 10 dicembre 1999 sono state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali.
Un altro è di Michele Greco, nipote e omonimo del boss soprannominato il Papa. C’è anche Stefano Fidanzati, il 70enne appartiene a una delle famiglie siciliane più attive nel narcotraffico. Il suo impero porta Cosa nostra da Palermo a Milano. Una rete di contatti potenzialmente interessante agli occhi di una mafia che cerca di radicarsi sempre più nel territorio.
“Cosa nostra tende a ricostruire i suoi vertici. Adesso dovrà sostituire Matteo Messina Denaro come punto di riferimento per i grandi affari. C’è già chi è pronto a prendere il suo posto”. L’ultimo stragista è finito in carcere, ma il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, avverte dalle colonne de La Repubblica: “Se qualcuno pensa che la partita contro la mafia sia vinta, si sbaglia di grosso.