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Chissà chi è Stato

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – I Don Ferrante della mafia, come li chiama Caselli, non si danno pace: l’arresto di MMD è la smentita più plateale di tutte le loro fandonie. Dicevano che le intercettazioni non servono, invece sono decisive. Dicevano che la mafia è finita, invece si scoprono centinaia di complici del boss nei salotti buoni della politica e […]

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  1. Chissà chi è Stato

    (Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – I Don Ferrante della mafia, come li chiama Caselli, non si danno pace: l’arresto di MMD è la smentita più plateale di tutte le loro fandonie. Dicevano che le intercettazioni non servono, invece sono decisive. Dicevano che la mafia è finita, invece si scoprono centinaia di complici del boss nei salotti buoni della politica e degli affari. Dicevano che nel 1992-’94 non ci fu trattativa Stato-mafia, ignorando tonnellate di sentenze, e ora non trovano le parole per spiegare un boss che latita per 30 anni quasi sempre sotto casa. Infatti si appigliano disperatamente all’excusatio non petita del governo: “Niente trattative”. Come se chi le fa venisse a raccontarlo a noi, o a loro. Noi non pensiamo affatto che Meloni&C. abbiano trattato con MMD. E neppure i pm e il Ros, che non è più quello deviato di Mori&C. che nel 1992 trattò con Ciancimino e Riina prima e dopo via D’Amelio, nel ’93 non perquisì né sorvegliò il covo di Riina lasciandolo svuotare dai boss, non arrestò Santapaola pur avendolo scovato a Terme di Vigliatore e nel ’95 non catturò Provenzano nella masseria di Mezzojuso indicata dal boss confidente Ilardo, poi ucciso da Cosa Nostra appena comunicò (a Mori e ai pm, non a Cosa Nostra) l’intenzione di collaborare.

    Molti lettori che conoscono quella storia ci scrivono i loro dubbi sulla cattura di MMD. Ma quella storia (come quella di tutte le stragi, da Portella della Ginestra in poi) insegna che esistono due Stati. Quello palese dei suoi servitori: pm e investigatori che indagano sugli stragisti, totalmente ignari di ciò che accade alle loro spalle. E quello occulto dei traditori dello Stato, che gli stragisti li frequentano, li consigliano, li indirizzano, li favoreggiano con depistaggi e protezioni, e infine, quando la cattura si avvicina per motivi di età e/o di salute, contrattano con loro la merce più preziosa: il silenzio. Persino la sentenza d’appello che assolve Mori&C. riconosce che la trattativa ci fu e il vecchio Ros di Mori&C. non perquisì il covo di Riina e non arrestò Provenzano per fargli un favore (ma a fin di bene!). E che la trattativa ci fu lo sappiamo dai pentiti di mafia, non di Stato: fu Brusca a svelarla nel ’96, costringendo Mori e De Donno a sputare il rospo e a parlare anch’essi di “trattativa” con Ciancimino e, tramite lui, con Riina. Peccato che, in procura e nelle caserme, centinaia di pm, carabinieri e poliziotti continuassero a combattere la mafia senza sapere che l’altro Stato trattava con essa, trasformandoli in bersagli mobili. Fra qualche anno forse sapremo se è accaduto anche per MMD. Nel qual caso le parole di Baiardo non sarebbero la profezia su una trattativa in corso per un arresto eccellente: ma un messaggio di Cosa Nostra all’“altro Stato” per trattare dopo l’arresto eccellente.

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  2. Non sarà certo per giustificare l’omertà di chi vive nelle località in cui imperversa la mafia. Ma la saggezza popolare ha avuto modo di avere consapevolezza dell’ambiguità del potere al punto di consigliare il silenzio. Se uno incontra per strada un mafioso, sono convinto che si pone il dubbio se è il caso di svelare la scoperta alle forze dell’ordine. A quale dei “due Stati” appartiene quella data stazione dei carabinieri a cui comunicare la scoperta?? Oppure si chiederà se lungo la trafila gerarchica di comando non ci sia qualcuno colluso con la mafia. Sembra facile fare il cittadino coscienzioso… E… un “ispettore Callaghan” di cui fidarsi ciecamente esiste solo nei film.

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