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Diciannovenne ucciso, due mesi dopo intrecci inquietanti – Senza Colonne News – Quotidiano di Brindisi

di Gianmarco Di Napoli

A due mesi esatti dall’omicidio di Paolo Stasi, avvenuto la sera del 9 novembre a Francavilla Fontana, l’inchiesta per identificare chi e perché l’abbia ucciso appare ancora più complessa di quanto non si potesse immaginare all’inizio e a tratti – se possibile – più inquietante.
Al centro dell’indagine, condotta dalla procura di Brindisi e da quella per i minori di Lecce, c’è da alcune settimane un ragazzo che ha appena compiuto 18 anni ma che al momento del delitto era ancora minorenne che frequentava la casa del 19enne ucciso.
A indirizzare verso di lui le indagini, non si sa se in via diretta o indiretta, sarebbe stata la mamma di Paolo, Nunzia D’Errico, che nei giorni successivi all’omicidio del figlio aveva usato su Facebook parole sprezzanti nei suoi confronti.
Proprio la figura della mamma di Stasi sembra essere divenuta centrale nelle ultime settimane: la donna sarebbe stata più volte ascoltata dai carabinieri e dai magistrati inquirenti nelle vesti di persona informata dei fatti, probabilmente con la convinzione che – anche in virtù di quel messaggio così forte pubblicato pochi giorni dopo la morte del figlio – sia a conoscenza di retroscena che possono rivelarsi decisivi per risolvere il giallo.
Inoltre alcune chat telefoniche tra lei e Paolo, acquisite dopo l’esame dei dispositivi tecnologici sequestrati alla vittima, sono entrate nel fascicolo d’inchiesta perché ritenute evidentemente utili. Risalirebbero ad alcuni giorni prima del delitto.
Il diciottenne è indagato a piede libero su due piani paralleli che evidentemente in qualche modo gli inquirenti ritengono intrecciarsi: il concorso nell’omicidio di Paolo e la detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente.
Nella sua abitazione i carabinieri hanno sequestrato quasi diecimila euro in contanti, che il ragazzo sostiene essere in parte provenienti da compensi per il lavoro svolto nell’azienda di uno zio e in parte dai regali per il suo diciottesimo compleanno. In casa aveva anche una pistola a gas che riproduce una Glock 17: l’arma verrà sottoposta a perizia balistica, anche se appare improbabile che possa essere quella utilizzata per il delitto.
C’è poi il mistero del secondo ragazzo indagato, un diciannovenne: anche su di lui, evidentemente, non ci sono elementi tali da giustificare provvedimenti restrittivi. Anche lui orbiterebbe negli ambienti dello spaccio.
Così, a 60 giorni dal delitto, la soluzione del giallo sembra essere da un lato molto lontana e dall’altro persino troppo vicina.



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