di Bufale.net Team |
Identificati e denunciati dalla Polizia Postale gli hater di Linda Cerruti, questo il comprensibile, auspicabile e logico epilogo di una vicenda di cui vi parlammo già a suo tempo.
E intendiamo Agosto del 2022. Amaramente non potemmo che rilevare come i social siano diventati uno sfogatoio di rabbia, odio, bullismo, ignoranza e fake news, spesso fomentati e provocati dalla stessa tipologia di utenti. Fortunatamente questa storia ha un lieto fine.
Identificati e denunciati dalla Polizia Postale gli hater di Linda Cerruti
La vicenda comincia nell’estate appena trascorsa, rovente per il cambiamento climatico ma foriera di vittorie per gli azzurri in varie manifestazioni sportive. Tra le quali le otto medaglie della campionessa di nuoto sincronizzato Linda Cerruti.
La stessa decide di festeggiare con uno scatto artistico, una posa da nuoto sincronizzato con le medaglie appese alle gambe.
Abbiamo già discusso in passato di come il frutto avvelenato di “uno vale uno” e “io ho la libertà costituzionale di dire quello che voglio e se mi critichi è censura” spesso crea mostri. Linda Cerruti si trovò presa d’assalto da insulti irripetibili.
Un’armata Brancaleone composta da fustigatori dei costumi in odore Iraniano pronti a fungere da “polizia morale” insultando la campionessa e repressi sessuali pronti a sfogare i loro istinti si sono infatti scagliati contro la campionessa.
La cosa più atroce è che, come abbiamo riscontrato noi stessi pubblicando la notizia, e dovendo intervenire sovente nei commenti, una percentuale altrettanto consistente ha giustificato le azioni degli haters.
La versione 2.0 di “Aveva la minigonna quindi ci stava, l’uomo non è di legno” sembra essere infatti diventata “Ha messo le mie foto sui social e darle della t***a o molestarla è la libertà Costituzionale di parola che non mi puoi togliere!”.
Ma libertà di parola non è libertà di insulto: i difensori degli hater di Linda Cerruti e gli hater stesso lo hanno recentemente scoperto.
Le indagini, condotte anche dagli esperti del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Genova e coordinate dalla Procura della Repubblica di Savona, con il supporto del Servizio Polizia Postale di Roma, hanno permesso di identificare 12 utenti della rete, ritenuti autori dei commenti diffamatori, più condivisi, tra questi un impiegato, cinquantenne, romano, un operaio veneto, due pensionati residenti in Lombardia, un quarantenne, dipendente pubblico, residente in Friuli Venezia Giulia e un trentenne, residente in Sardegna.
Con la partecipazione dei Centri Operativi per la Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale della Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lazio, Umbria e Sardegna, sei internauti sono stati destinatari di una perquisizione informatica delegata dalla Procura della Repubblica di Savona, mentre gli altri sei sono stati convocati presso i Centri Operativi della propria città e dovranno rispondere del reato di diffamazione aggravata.
I provvedimenti adottati nella fase delle indagini preliminari costituiscono uno strumento per la prosecuzione e conclusione dell’attività investigativa.
Questa operazione smentisce ancora una volta chi pensa che l’anonimato in rete possa essere sfruttato per commettere reati informatici, i Centri Operativi per la Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale sono attivi sia nell’educazione dei giovani all’utilizzo consapevole degli strumenti digitali, mirata anche a prevenire le campagne di odio online, che nella repressione di ogni manifestazione delittuosa commessa attraverso la rete.
Riportano fonti della Polizia Postale. E questo è il degno finale di una vicenda che ci ricorda che l’odio online non è “libertà di parola”.
È altro e va sanzionato.
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