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Calcio

La sconfitta di Milano vista con occhio pi critico

di Mimmo Carratelli
(da: Roma del 06.01.2023)

Napoli in pausa. Brio, brillantezza e velocit smarriti. A Milano andata persino bene. Tre palle-gol fallite dall’Inter, poteva essere un massacro nel primo tempo. La prima sconfitta col minimo svantaggio rende meno severi i commenti.

Si dice: il Napoli stato comunque in partita. Bah!
La condizione atletica e di forma del Napoli scaduta, bruciata nella sosta. Le due amichevoli perdute con Villarreal e Lille avevano fatto suonare i campanelli d’allarme.
Ma sono amichevoli, si disse, non contano. Falso. Il Napoli di Milano stato il figlio di quelle amichevoli. Una squadra un po’ sulle gambe, senza velocit di esecuzioni, votata a un palleggio orizzontale.
Dopo la sosta, il Napoli apparsa la squadra meno preparata. Il Milan si ripresentato meglio.

Spalletti e la squadra sapevano benissimo che il Napoli di San Siro sarebbe stato questo. Spalletti e la squadra sapevano benissimo come avrebbe giocato l’Inter. N il tecnico, n i giocatori hanno saputo trovare le “mosse” necessarie per non soccombere.

Un Napoli pi e meglio raccolto, pi basso, avrebbe impedito all’Inter di scialare in contropiede. Invece, Di Lorenzo era sbilanciato in avanti, Anguissa attaccante aggiunto, Zielinski sottopunta, esterni alti e mai attenti nella fase passiva.

Era quello che l’Inter voleva per recuperare palla e andare con tre passaggi verso Meret contro un Napoli non proprio equilibrato.

Spalletti e il Napoli sono rimasti a guardare. Per rimediare, una girandola di sostituzioni, anche tardive. Forse, Raspadori e Simeone dovevano entrare subito dopo l’intervallo sacrificando Kvaratskhleia e Osimhen, chiusi dagli interisti con puntuali raddoppi e forza fisica, talvolta esagerata.

I panchinari avrebbero proposto un gioco diverso, forse pi dinamico, allarmando l’Inter prima del vantaggio di Dzeko. Sarebbe stato opportuno anche inserire presto Ndombele.

Naturalmente, dopo facile parlare.
Bisognava giocare raccolti e allineati, togliendo all’Inter il campo aperto per colpire. Storia e tradizione erano contrarie. In 77 confronti a Milano, il Napoli ha vinto appena nove volte contro l’Inter, due volte in quindici occasioni nell’epoca De Laurentiis.
Contava anche questo da tenere presente.

Si obietta: il Napoli non sa giocare diversamente, tiene palla e attacca. Un correttivo sar necessario ora che il campionato comincer ad essere decisivo.

La lezione viene dalla Juventus di questi tempi che gioca al risparmio, conscia dei suoi limiti: sette vittorie consecutive, quattro col minimo scarto, 3-0 scialando con la Lazio che si offre spesso a queste cadute clamorose, 4-0 all’Empoli, 2-0 all’Inter.

Ci sono, poi, molti azzurri in difficolt: Di Lorenzo, Anguissa, Politano che forse non pu dare di pi, soprattutto Kvaratskhelia, Rrahmani ancora non nelle migliori condizioni, Lozano eternamente atteso alla super-prestazione, Zielinski di ghiaccio mai bollente.

Servono cambi energici per spezzare l’impasse. Spalletti continuer probabilmente con la formazione-base perch, si dice, solo giocando si ritorna in forma.

Non c’ da stare molto tranquilli. Domenica a Genova, contro la Sampdoria rivitalizzata da Stankovic (7 punti in otto partite, dopo i due punti in otto partite di Giampaolo) sar avversario tosto a mollare.

Altro catenaccio e contropiede. Il Napoli escogiter qualcosa per sottrarsi alla trappola doriana?

L’anno scorso (aglie, fravaglia, fattura ca nun quaglia) sempre l’Inter mise fine all’imbattibilit del Napoli che durava da dodici partite (10 vittorie, 2 pareggi). Dopo si registr un crollo azzurro inaspettato (le sconfitte interne con Atalanta, Empoli e Spezia) che escluse il Napoli dalla lotta-scudetto.

Le condizioni erano differenti. Il Napoli non aveva alcun vantaggio in classifica e viaggiava gomito a gomito con Inter e Milan.

Scongiuri fatti, aspettando la riscossa a Marassi.

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