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La candidatura di Marchionna, un sasso nello stagno brindisino – Senza Colonne News – Quotidiano di Brindisi

di Gianmarco Di Napoli

Il colpo è di quelli a effetto: il centrodestra potrebbe candidare Pino Marchionna a sindaco di Brindisi. Come accade in questi casi, il diretto interessato non conferma né smentisce, e i partiti rinviano a fantomatiche decisioni collegiali. Ma di fatto è molto più di un’ipotesi, messa sul tavolo dal parlamentare di Forza Italia, Mauro D’Attis, e già condivisa da Lega, Idea e una parte di Fratelli d’Italia. Il ministro Raffaele Fitto per il momento osserva e non è detto che intervenga direttamente,
Nell’eventualità che venisse eletto, Marchionna sarebbe il sindaco di Brindisi più anziano dal 1994, ossia da quando c’è la scelta diretta del primo cittadino: a luglio compirà 70 anni. Mimmo Mennitti ne aveva 65 quando iniziò il suo primo mandato.
Ma Marchionna è stato anche uno dei sindaci di capoluogo più giovani d’Italia: aveva 37 anni quando fu votato primo cittadino di Brindisi dal Consiglio comunale: dall’11 agosto del 1990 al 26 ottobre del 1992.

In questa ampia forbice temporale, 33 anni, si giocherà la sfida tra sostenitori e oppositori: l’uomo non si discute, le sue capacità politiche nemmeno, la necessità di fare un viaggio indietro nel tempo invece di puntare su un 40enne di oggi forse di più.
Dopo una breve esperienza tra i Giovani Comunisti, negli anni Settanta Marchionna entrò nel Partito socialista, diventandone, giovanissimo, anche segretario provinciale. Prima lombardiano, poi craxiano collegato con il ministro Gianni De Michelis, è stato in segreteria anche con Claudio Signorile. Proprio questa sua appartenenza storica e culturale al Psi determinò di fatto l’interruzione della sua ascesa politica, risucchiato dal tracollo nazionale del Garofano nel periodo di Mani Pulite.

Nel frattempo ha fatto molto altro, occupando incarichi importanti in società ed enti (presidente della Fondazione Cantieri Metropolitani, direttore provinciale di Confcommercio, tuttora amministratore delegato della società in house della Provincia di Brindisi Santa Teresa), laureandosi con lode in Filosofia e scrivendo anche due romanzi.
La possibile discesa in campo di Marchionna (che per un anno ha fatto anche il vicesindaco nella giunta Consales, poi dimettendosi) spariglia le carte ed è un bel macigno nello stagno paludoso in cui la politica brindisina galleggia a poco più di tre mesi dalle elezioni.

A partire proprio dal centrodestra dove sul fronte di Fratelli d’Italia è in corso una resa dei conti interna in cui l’asse Massimiliano Oggiano-Cesare Mevoli è fortemente messo in discussione, anche e soprattutto per l’autocandidatura a sindaco del primo, sostenuto dal secondo. Oggiano ha fatto sapere che disporrebbe anche dell’appoggio dei centristi, circostanza questa mai confermata da nessuno e che pare molto più che remota vista la presenza di Amati. Il circolo cittadino Fdi “Atreju” (150 iscritti) che fa riferimento a Roberto Quarta ha chiesto la rimozione di Mevoli da commissario cittadino del partito e ha già fatto sapere di essere pronto a sostenere la candidatura di Marchionna per un ricompattamento totale del centrodestra dopo la disastrosa spaccatura nelle ultime amministrative.
Ma il commissario provinciale e consigliere regionale di FDI, Luigi Caroli, ha respinto la richiesta di rimuovere Mevoli. Così a Brindisi si consolida la rottura interna al partito della Premier, con tre circoli che sarebbero pronti a sostenere l’autocandidatura a sindaco di Oggiano e uno che si dice pronto a puntare su Marchionna. A meno che non intervenga direttamente il ministro Raffaele Fitto, che fino a questo momento è rimasto semplice osservatore, anche quando il nome di Marchionna ha assunto sempre maggiore concretezza, il centrodestra potrebbe arrivare nuovamente spaccato alle amministrative. O decidere di effettuare le primarie per individuare un candidato unitario: ma a quel punto Marchionna accetterebbe di sentirsi l’alter ego di Oggiano?

L’ex sindaco è un personaggio ingombrante e dunque se da un lato senza dubbio può essere l’uomo giusto per riprendere il percorso interrotto per questioni di salute da Mimmo Mennitti 12 anni fa, dall’altro potrebbe allontanare chi lo considera rappresentativo del passato o chi lo vede comunque come un personaggio culturalmente e storicamente di sinistra. Tra questi la Destra meno moderata.
In più a far vacillare una possibile scelta unitaria nel centrodestra, strizzando l’occhio a un possibile avvicinamento anche di una parte del centro arriva l’ex consigliere comunale Toni Muccio che propone come candidato sindaco l’ex presidente del Consiglio comunale Pietro Guadalupi, di fatto creando una nuova crepa nello schieramento che dovrebbe sostenere un candidato unitario.

Ma una cosa è certa. Un Marchionna in corsa alza notevolmente l’asticella di tutta la competizione elettorale perché ora gli altri due schieramenti principali, il Centrosinistra e il variegato Centro, dovranno pensare a proporre a loro volta candidati di spessore che possano competere, anche sul piano dialettico, con l’ex sindaco.
Ed entrambi gli schieramenti sembrano in questo momento in ritardo, per motivi diversi.

Il centrosinistra è fermo in attesa che il suo partito-guida, il Pd, completi i suoi farraginosi congressi. E sino a quando non sarà formalizzata la nomina del segretario cittadino (scontata la conferma di Francesco Cannalire, dopo quella di Francesco Rogoli sul tavolo provinciale), sul non si potrà compiere nessun passo ufficiale.
Michele Emiliano, cui spetterà l’ultima parola, in questo momento è completamente fermo e osserva prudentemente. Da lui dipende il futuro del sindaco uscente Riccardo Rossi.

E’ cosciente che a Brindisi, forse più che altrove, la vittoria passa da un’alleanza con il M5S. E qui la strada si complica perché, forte del risultato locale ottenuto nelle ultime politiche, il movimento è intenzionato ad allearsi sì con il Pd ma a condizione di esprimere un proprio candidato sindaco. Una scelta che sbarrerebbe la strada al Rossi-Bis. Il preside Salvatore Giuliano, indicato da mesi come un papabile, pare abbia rinunciato a correre, ambendo forse ad incarichi più allettanti a livello nazionale o europeo nell’ambito M5S. Rimane in lizza l’avvocato Roberto Fusco per il quale si dice si stia spendendo parecchio il suo vecchio amico, il notaio Michele Errico, primo sindaco eletto a Brindisi, nel 1994.
Ma la scelta finale non avverrà a Brindisi e sarà conseguenza dell’accordo che verrà sottoscritto a livello regionale tra Emiliano e Conte: e l’ex presidente del Consiglio punta decisamente su un candidato del M5S nei due Comuni paoluogo in cui si vota, Brindisi e Foggia.

Riccardo Rossi dal canto suo si è portato il lavoro avanti, confermando più volte pubblicamente di volersi ricandidare. Non si sa però se, dando per scontato il supporto del Pd di Cannalire, lo abbia fatto convinto che i suoi ammiccamenti al M5S possano avere i risultati sperati. E soprattutto non è chiaro se si candiderebbe anche senza il sostegno dei grillini.
Rossi ha fretta perché sa bene che un candidato diverso potrebbe far riavvicinare chi dal Pd è uscito dalla porta rientrando dalla finestra, come Carmine Dipietrangelo e Cristiano D’Errico, di nuovo con la tessera del partito in tasca ma che mai sosterrebbero un Rossi-bis, virando probabilmente verso la coalizione di Centro o restando a guardare.
La vera incognita è rappresentata proprio dal terzo polo, quello centrale, di fatto assente in maniera rilevante nelle precedenti tornate elettorali.

Va subito detto che l’esperienza di “Brindisi al Centro” è andata rapidamente esaurendosi e di fatto non esiste più. Anche qui c’è stata una pietra nello stagno che ha smosso parecchio le acque: l’arrivo di Fabiano Amati, dopo l’addio al Pd e l’ingresso in Azione di Carlo Calenda. Lo si era già visto più volte negli ultimi mesi a Brindisi dove per altro lui e Rossi sono arrivati ai ferri corti spesso in questi anni, tanto che non si può sapere sino a che punto quella sfida frontale con il primo cittadino abbia potuto incidere sulla decisione del consigliere regionale fasanese di scendere a Brindisi per gestire in prima persona la campagna elettorale.
L’arrivo di Amati ha portato a due risultati, più o meno diretti, chiudendo la breve esperienza di Brindisi al Centro: da un lato ha incassato l’impegno da parte di Giovanni Antonino, leader in pectore dell’altro partito nazionale in forza alla coalizione (il Pri), a fare un passo indietro e a non partecipare in prima persona alle riunioni in cui verranno poste le basi per l’alleanza elettorale. Dall’altro l’uscita di scena del Movimento Regione Salento che fa capo al consigliere regionale Paolo Pagliaro e che a Brindisi ha come punto di riferimento Lino Luperti e Pino Roma. L’approdo naturale del movimento potrebbe essere a questo punto proprio la coalizione di centrodestra, visto che è la casella che Pagliaro occupa alla Regione. Ma l’eventuale ticket con Marchionna non pare per niente scontato. Perché anche Luperti viene considerato, per altri aspetti, ingombrante.

La coalizione di Centro, trainata da Azione/Italia Viva e Repubblicani ha in Progetto Brindisi qualcosa di più di una semplice stampella: ne fanno parte fuoriusciti importanti dei Cinque Stelle, dagli ex consiglieri comunali Gianluca Serra e Tiziana Motolese all’ex consigliere regionale Gianluca Bozzetti. Ed è importante anche l’avvicinamento di Francesco Silvestre, già vicensindaco per breve tempo nella giunta Carluccio, che potrebbe assumere un ruolo importante all’interno dell’intera coalizione della quale fanno parte anche Brindisi a Colori, Casa dei Liberali, Senso Civico, Centra il Futuro e altri movimenti. Magari anche come candidato sindaco.
E’ chiaro che un insieme di partiti così strutturato parte con ambizioni importanti e potrebbe avere un ruolo determinante nell’eventuale ballottaggio, sia che dovesse arrivarci con un proprio candidato che a supporto di uno o dell’altro polo. Anche se il nome sussurrato più volte è stato quello di Carmelo Grassi, la scelta potrebbe definitiva potrebbe arrivare dopo le primarie che Amati vuole fare a tutti i costi. E l’entrata in scena di Marchionna impone comunque un nome che abbia un valore assoluto.
Le premesse insomma sono quelle di una delle campagne elettorali più incerte degli ultimi trent’anni perché saranno almeno tre i candidati che partiranno quasi alla pari per diventare l’ottavo sindaco di Brindisi eletto dai cittadini. E al momento la situazione più precaria sembra, paradossalmente, proprio quella del primo cittadino uscente.

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