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Li sbarcano a La Spezia e poi in bus fino a Foggia: sadismo? – Il Riformista

I bambini salvati dalla Geo Barents

Angela Azzaro — 2 Febbraio 2023

Li sbarcano a La Spezia e poi in bus fino a Foggia: sadismo?

Prima altri quattro giorni in mare per raggiungere il porto di La Spezia, poi 800 chilometri per tornare a Foggia. Non stiamo parlando di pacchi postali, di lettere, di cose. Stiamo parlando di esseri umani. Di minori che dopo la traversata, dopo aver rischiato di morire, dopo aver affrontato violenze e fame, ora a causa del decreto Piantedosi subiscono anche questa ennesima fatica e sofferenza.

La nave su cui sono arrivati è la Geo Barents a cui il ministero dell’Interno aveva assegnato l’approdo più lontano con la giustificazione che non si possono intasare i porti del Sud e che i migranti vanno redistribuiti. Ma la decisione di mandare i minori in bus fino a Foggia svela che quella della redistribuzione è una vera e propria scusa. L’intento è uno solo: punitivo. Rendere difficile il lavoro umanitario delle Ong. Anche gli altri migranti presenti sull’imbarcazione di Medici senza frontiere sono stati mandati in altre regioni, come del resto avviene anche quando gli sbarchi avvengono a Lampedusa o in altri porti del Mediterraneo più facili da raggiungere e più sicuri per le persone che vengono salvate.

Almeno, questa volta il re è nudo. Durissimo il commento di Luca Casarini che parla di “bullismo istituzionale”. Il capomissione di Mediterranea Saving Humans, che si trova a Trapani dove sta seguendo i lavori di preparazione della Mare Jonio, che presto tonerà in missione, attacca il Viminale: “Questo ministro vorrebbe fare il democristiano, ma alla fine prevale l’imprinting da bullo”. La Geo Barents è già tornata in mare. Rischia una multa dai 10 ai 50 mila euro per aver effettuato salvataggi plurimi cambiando rotta. Il Viminale ha 90 giorni di tempo per decidere. Ma la nave dell’Ong non si ferma. Continua quel lavoro prezioso, preziosissimo di salvare uomini, donne, bambini. “Finché non saranno gli Stati a finanziare i salvataggi, il lavoro delle organizzazioni non governative va difeso”. A dirlo, in una intervista al Corriere della sera, è Filippo Grandi, l’Alto commissario Onu per i Rifugiati, che per la prima volta è in Italia da quando si è insediato il governo guidato da Giorgia Meloni.

Nella sua visita, Grandi ha incontrato la presidente del Consiglio, i ministri degli Esteri e dell’Interno, Tajani e Piantedosi, e papa Francesco. L’Alto Commissario non entra in rotta di collisione con l’esecutivo italiano ma sulle Organizzazioni non governative non fa sconti. “Le Ong italiane fanno molte cose: cooperazione allo sviluppo, salvataggi in mare, accoglienza, integrazione. Saremmo tutti in difficoltà, governi e organizzazioni internazionali, se non avessimo il contributo delle Ong. La cosa controversa è il loro ruolo nei salvataggi che è però minoritario: appena il 10%. In questo senso – è l’affondo dell’Alto Commissario – si fa molto rumore per un fenomeno relativamente ridotto. Io difendo le Ong, poiché non ci sono risorse sufficienti. E non parlo dell’Italia, perché la Guardia costiera fa un lavoro fantastico, ma delle risorse europee”. Grandi smonta anche la “diceria” che il lavoro delle Ong sia un “pull factor,” un incentivo per i migranti ad attraversare il Mediterraneo, “Non è sostenuto dai fatti e dalle statistiche”.

I fatti, le statistiche sono quelle che contano di meno. La battaglia è politica e questo governo usa il tema migranti come una clava per tentare di costruire consenso e per distrarre dalle altre questioni che non riesce ad affrontare. Ma la questione resta umanitaria e geopolitica. Davanti alle migrazioni che riguardano milioni di persone la risposta non può essere chiudiamo i confini, né tantomeno criminalizziamo le Ong. Il decreto entra in conflitto con il diritto internazionale e con la legge del mare. Una prima bocciatura è arrivata dal Consiglio d’Europa, l’istituzione di riferimento della Corte europea dei diritti dell’uomo, da non confondere – come aveva fatto il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin – con il Consiglio dell’Unione europea…

Secondo il Consiglio d’Europa il decreto andrebbe revocato: non è conforme all’articolo 11 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo là dove parla della “libertà di riunione pacifica” e della “libertà di associazione”. Un altro punto riguarda il fatto che il decreto annovera alcuni cavilli definiti “intimidatori” nei confronti dell’azione delle organizzazioni non governative. Cavilli che come abbiamo visto possono essere particolarmente crudeli. Come la decisione di far fare un ulteriore lungo viaggio ai minori non accompagnati. Una decisione che squarcia il velo dell’ipocrisia di questo governo.

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Vicedirettrice del Riformista, femminista, critica cinematografica

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