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Prezzo della benzina, cosa cambia con il decreto sul costo dei carburanti – Il Riformista

Gli equivoci in quattro tempi

Claudia Fusani — 11 Gennaio 2023

Prezzo della benzina, cosa cambia con il decreto sul costo dei carburanti

Cortocircuito sul caro-benzina. Della serie, “no scusate abbiano scherzato, aumenti sì no boh forse”. E gli speculatori, al netto di qualche furbetto di turno, non ci sono. Una tragicommedia degli equivoci in quattro tempi: a fine anno il governo ha deciso di togliere lo sconto sulle accise (che Draghi aveva introdotto prima al 30% e poi al 18%); il prezzo del carburante è salito in molti casi assai più del dovuto denunciando come sempre meccanismi speculativi non risolvibili in quattro e quattr’otto; il terrore che possa ripartire l’inflazione a catena sulle varie filiere; la convocazione a palazzo Chigi del generale comandante della Guardia di Finanza per trovare il buco e punire chi specula alle spalle delle persone. Peccato però che lo stesso governo, lo stesso ministero dell’Ambiente, abbia proprio ieri mattina pubblicato un report in cui si spiega che in realtà gli aumenti sono fisiologici e che non è in atto alcuna speculazione.

Ma sono i ministri di Forza Italia e Lega del governo Meloni che lanciano allarmi da quattro giorni chiedendo di ipotizzare una marcia indietro sulle accise. Per questo è stata organizzata la riunione operativo-strategica con il generale comandante della Guardia di finanza. Ma come si fa a tornare indietro se non c’è un vero allarme? I più azzardosi hanno anche ipotizzato una manovra a tenaglia di Lega e Forza Italia per mettere in minoranza la premier Meloni. Di sicuro Salvini, che guida il ministero degli aumenti, dai carburanti ai pedaggi, non ci sta a beccarsi in solitudine la mole degli insulti. E infatti girano vorticosamente sui social i video di Giorgia Meloni fiera leader dell’opposizione che bucava la telecamera al grido: “Aboliremo le accise”. Draghi le aveva dimezzate. Lei le ha rimesse in vigore al 100 per cento.

Se non ci avete capito nulla e avete perso il filo della storia, è comprensibile. Il Codacons, altre associazioni di categoria e l’Antitrust intanto presentano esposti alla Guardia di Finanza per il diesel a 2.50 al litro in autostrada. E in qualche isola. Ieri mattina il ministero dell’Ambiente ha pubblicato un report in cui si spiega che gli aumenti sono in linea con il ritorno delle accise. Nessuna speculazione, insomma. Tutto nella norma. “Il governo contraddice se stesso e ha scatenato la tempesta perfetta” accusa Confcommercio, “gli speculatori non ci sono e adesso si chieda scusa.” Se fino a ieri, a metà mattinata, tutto sembrava “chiaro” – le accise non hanno colpe degli aumenti, sono i 22 mila gestori delle pompe di benzina che stanno speculando sul portafoglio degli italiani – all’improvviso la facile narrazione è andata in tilt. Con buona pace del ministro Salvini che sempre a metà mattinata rassicurava: “Ho parlato con Giorgetti, interverremo sui prezzi”. Poi è arrivato il report del Mite e i conti non sono più tornati. Il Consiglio dei ministri convocato ieri pomeriggio per chiarire il dà farsi ha preso atto nell’imbarazzo, dopo una lunga informativa del ministro economico Giancarlo Giorgetti che “i fenomeni speculativi sui prezzi dei carburanti sono molto ridotti e limitati a quelle zone – isole e autostrade – dove non c’è concorrenza” e che comunque “occorre vigilare specie in previsione dell’embargo al petrolio russo che scatterà nei primi giorni di febbraio”.

Ieri mattina sul sito del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica sono comparsi le tabelle e la comparazione dei prezzi. Il ritorno delle accise, dal primo gennaio 2023, ha prodotto un aumento dei prezzi (Iva inclusa) pari a 18,3 centesimi al litro per la benzina e il diesel, e a 3,4 centesimi al litro sul Gpl. È il costo esatto delle accise. In base ai calcoli fare un pieno costerà in media oltre 9 euro in più; e – ipotizzando due pieni al mese – si arriverà a una maggiore spesa di circa 220 euro all’anno. Insomma, gli aumenti sono quelli previsti in conseguenza della decisione del governo alle accise piene, senza più sconti. Il titolare del Mite, Gilberto Pichetto Fratin, ammette: “Non possiamo dire che la colpa è degli speculatori. Certo, ci sono dei picchi dove non c’è concorrenza, isole e autostrade (dove sale anche a 2.50 al litro, ndr) e per questo dobbiamo monitorare”. E ora chi glielo spiega alle associazioni dei consumatori e delle varie categorie – autotrasportatori in primis – che da giorni minacciano aumenti sui beni alimentari?

Banalmente il governo ha deciso di fare cassa tagliando lo sconto sulle accise. Quel 18% di sconto vale circa un miliardo che è servito per coprire altre spese. Il minicondono per le squadre di calcio, ad esempio, vale più o meno la stessa cifra. Era convinto, il governo, che grazie alla diminuzione di gas e petrolio, i prezzi potessero diminuire tanto da far pari con il ritorno delle accise. Hanno sbagliato i conti. Solo che adesso Lega e Forza Italia vogliono il passo indietro. Fratelli d’Italia no. Ieri per fortuna la premier Meloni ha potuto trovare consolazione nel faccia a faccia con papa Francesco. “Che grande emozione e responsabilità” ha detto la premier. Poi ha avuto l’importante bilaterale con il premier giapponese Kishida per rinforzare i rapporti commerciali e geopolitici tra Roma e Tokyo, tra l’Europa e l’area dell’indo-pacifico. È durato più di tre ore. Infine è arrivato il generale Zafarana. E la tempesta perfetta sul dossier carburanti. Sperando, come ha detto il ministro Pichetto Fratin, che la diminuzione del prezzo del gas ci porti verso la stabilizzazione dei prezzi. Peccato che si dovrà fare i conti anche con l’embargo al petrolio russo. Ma, dicono fonti di governo “di petrolio ce n’è tanto e infatti il prezzo continua a scendere”.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent’anni a Repubblica, nove a L’Unità.

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