di Alessandro Caiulo per il7 Magazine
Nelle ultime settimane gli abitanti del rione Bozzano, il popoloso quartiere posto a sud di Brindisi, hanno preso dimestichezza con una moltitudine di curiosi uccelli, alti mezzo metro, dal piumaggio candido con colorazione fulvo intensa sulla nuca, il becco corto e visibilmente robusto di color giallo, le zampe grigie ed eleganti quando si alzano in volo, ripiegando il lungo collo a forma di “esse”, fin quasi a farlo scomparire.
Pur non mostrando particolare timore nei confronti dell’uomo, tali uccelli preferiscono mantenersi, prudenzialmente, a qualche metro di distanza, per cui si allontanano lentamente se qualcuno gli si avvicina, ma se gli si voltano le spalle, riprendono tranquillamente a fare ciò che stavano facendo.
Per qualche giorno, nelle ore pomeridiane, hanno letteralmente invaso i vasti prati fra la circonvallazione per Lecce ed i grandi complessi condominili di viale Spagna e viale Unione Sovietica e, ancora, quelli adiacenti a degli impianti sportivi fra via Jugoslavia e via Ungheria, mentre qualche sparuto gruppetto ha preferito stazionare nei pressi della scuola materna posta fra viale Svezia e viale Gran Bretagna, in un terreno sconnesso e ricco di vegetazione spontanea, e, ancora, altri esemplari sono stati visti dal lato opposto del quartiere, sul ciglio del dirupo che scende verso il canale Patri, quello denominato “il Canalicchio” dai brindisini.
Si tratta di quegli stessi uccelli che, sempre nei mesi invernali, è possibile vedere anche nelle campagne attorno alla città, dietro il quartiere Sant’Elia, o verso gli impianti sportivi della Masseriola, ma un po’ dappertutto, specialmente nei campi appena arati e, addirittura, in processione dietro i trattori intenti a dissodare il terreno, pronti ad avventarsi famelicamente su vermi (soprattutto lombrichi), insetti, rospetti e quant’altro di commestibile dovesse venir fuori dalla terra, per farne lauto banchetto.
Dal momento che la loro presenza, sempre più numerosa da qualche anno a questa parte, ha suscitato curiosità non solo fra i residenti nel quartiere, ma in tutta la città, al punto che non pochi si sono recati appositamente, alcuni armati di macchina fotografica, altri per portare i propri bambini, a vederli, ci siamo rivolti, per avere notizie in merito, a chi questi animali li osserva da anni, li conosce, li studia e, quando capita, li soccorre e se ne prende anche cura, la biologa Paola Pino d’Astore, responsabile del Centro Fauna Selvatica della Provincia di Brindisi, presente fin dal 2001 (pioniere fra le Province italiane), gestito dal 2007 attraverso la partecipata Santa Teresa S.p.A. e finanziato interamente con il bilancio dell’Ente provinciale fino ad aprile 2017 e riattivato – dopo un periodo di chiusura durato quasi due anni a seguito della entrata in vigore della legge Delrio che ha rischiato di far scomparire le Province – nel marzo del 2019 grazie ad una convenzione fra la Regione Puglia e la Provincia di Brindisi, oggi presieduta dall’onorevole Toni Matarrelli. Ricordiamo che la finalità principale di questo Centro faunistico è quella di fornire un servizio di accoglienza e ricovero della fauna selvatica omeoterma (uccelli e mammiferi) ferita, fratturata o intossicata, prestando le cure alimentari, igieniche e di assistenza veterinaria, con relativa degenza, riabilitazione e rilascio in natura con idonee attrezzature e con personale qualificato in biologia e veterinaria.
Servizio a cui possono rivolgersi gratuitamente tutti i cittadini che rinvengono animali selvatici in difficoltà, previsto a norma di legge e ritenuto essenziale dalla cittadinanza e dal Presidente Toni Matarrelli, il quale ha sempre espresso grande soddisfazione per l’operato del Centro Fauna Selvatica della Provincia di Brindisi e ci ha tenuto a più riprese ad evidenziare che delle diverse centinaia di esemplari di animali selvatici in difficoltà (uccelli e mammiferi) che annualmente vi vengono ricoverati, la maggior parte è ritornato alla vita libera in habitat naturali ben rappresentati nel territorio provinciale brindisino (boschi, macchia mediterranea, zone umide d’acqua dolce e salmastra, ambienti costieri)
Da circa un mese molti cittadini di Brindisi, specialmente nel rione Bozzano, assistono allo spettacolo di decine e decine, a volte anche centinaia, di curiosi uccelli bianchi che nelle ore pomeridiane stazionano e si alimentano sui prati posti ai margini del quartiere. Di che si tratta e come mai sono qui così numerosi?
“Si tratta dell’Airone guardabuoi (Bubulcus ibis) che da diversi anni si osserva in autunno-inverno nel territorio della provincia di Brindisi, in particolar modo nelle aree comunali del capoluogo, in gruppi più o meno numerosi e vistosi su prati, campi arati al seguito dei trattori o tra le greggi al pascolo. E’una specie che gode di tutela internazionale e nazionale. Considerata svernante irregolare in Puglia fino al 2009, nell’ultimo decennio è in continua espansione numerica. Il comportamento gregario di questa specie si manifesta anche nella formazione di dormitori, dei quali quello più importante in Puglia è all’interno dell’oasi naturalistica “Invaso del Cillarese”, a due passi dalla città di Brindisi, divenuto oramai rilevante a livello nazionale. Alle prime luci dell’alba, gli Aironi guardabuoi si alzano in volo dai loro dormitori e si dividono sparpagliandosi in gruppetti per raggiungere prati, incolti e campi arati dove pasturare fino a riunirsi poco prima del tramonto e quindi far ritorno ai luoghi di riposo notturno. Qui scelgono alberi ed arbusti, riparati dal vento e prossimi alla superficie acquatica, distribuendosi tra i rami alla giusta distanza l’uno dall’altro in modo da limitare i loro chiassosi litigi. Annualmente la colonia brindisina è monitorata nel corso dei Censimenti Nazionali degli Uccelli Acquatici Svernanti organizzati dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) e coordinati in Puglia da ornitologi qualificati come il dr. Cristiano Liuzzi e dr. Giuseppe La Gioia, in collaborazione con il Centro Fauna Selvatica della Provincia, per il territorio provinciale brindisino”.
Per quale motivo, a tuo avviso, questo airone stupisce ed incuriosisce le persone che lo osservano, al punto da essere diventato una sorta di attrazione da andare a vedere?
“L’Airone guardabuoi attira l’attenzione perché affascina la sua colorazione bianca sui prati verdi o arati ed il comportamento curioso e confidente verso le auto, i trattori e gli animali domestici al pascolo (pecore e capre). Come nei quartieri riproduttivi africani, anche qui da noi, l’Airone guardabuoi ama i terreni dissodati dall’uomo o smossi da altri animali dove può trovare le sue prede (insetti, vermi, piccoli anfibi) e farsi trasportare sul dorso di erbivori sulla cui pelle si alimenta, liberandola da fastidiosi ectoparassiti ematofagi, come le zecche, con grande sollievo per l’animale “ripulito”. Il nome “guardabuoi” richiama la sua preferenza per gli erbivori al pascolo che in Africa sono bufali, zebre, ippopotami, antilopi, gnu e rinoceronti, mentre qui da noi sono soprattutto capre e pecore, ovvero i più diffusi animali da reddito presenti nel territorio provinciale di Brindisi”.
Ma dopo aver trascorso i mesi autunnali ed invernali, qui da noi, dove vanno gli Aironi guardabuoi nei mesi più caldi?
“Fino al XIX secolo, l’Airone guardabuoi aveva come areale di nidificazione la Spagna meridionale e l’Africa, ma dal XX secolo è in espansione in Europa meridionale, Italia compresa, dove tuttora è considerata specie regolare come migratrice e svernante, con nidificazioni sporadiche in Sardegna (nel 1985) e in altre regioni come il Piemonte ed il Lazio. In Puglia vi sono stati tentativi di riproduzione in qualche zona umida del foggiano. Tanto dipende dalla presenza di habitat idoneo e dall’assenza di disturbo antropico (o per lo meno compatibile). Perciò in primavera è molto probabile che gruppi di aironi, che svernano da noi, lascino il territorio brindisino per migrare e raggiungere i siti riproduttivi in Africa settentrionale.
In Italia, l’Airone guardabuoi che tra tutte le specie di aironi è quello meno legato all’ambiente acquatico (come detto, per la regolare frequenza di prati, campi arati e incolti alla ricerca di cibo), ma al momento della riproduzione ritorna vicino all’acqua, costruendo il nido tra le chiome di salici in zone umide con canneto e boschetti igrofili”.
Ora una domanda che riguarda ancor più da vicino l’attività del Centro Fauna Selvatica della Provincia di Brindisi-Santa Teresa S.p.A. Vi è mai capitato di dover soccorrere ed avere come paziente in degenza qualche esemplare di Airone guardabuoi?
“Si, è capitato. Considerando il periodo 2019-2022, abbiamo ricoverato e curato quattro esemplari adulti in periodo di svernamento. Purtroppo in tre casi vi è stata la mano diretta dell’uomo che illegalmente ha colpito con arma da fuoco questi animali procurando gravi lesioni alle ali (lo svernamento dell’avifauna selvatica coincide con i mesi di attività venatoria). Solo in un caso si è trattato di un’infezione respiratoria e intestinale. Il comportamento confidente verso le attività umane, come durante il lavoro agricolo nei campi o durante la vita cittadina quotidiana nella periferia urbana di Brindisi, si è manifestato chiaramente anche nel corso della degenza nelle strutture del Centro Fauna Selvatica, dove l’Airone guardabuoi ha “pascolato” tranquillamente nelle aree verdi all’interno della nostra sede di Ostuni”.
Avete ricevuto, in queste ultime settimane, segnalazioni da parte dei cittadini di Brindisi circa la presenza di questa specie in città e nei suoi dintorni ?
“Certamente. Sono tutti interessati a conoscere la specie di appartenenza. Una segnalazione divertente è stata quella di due Aironi guardabuoi che, in un momento di pausa dall’attività di ricerca del cibo, si sono posati tranquillamente su alcune auto nel parcheggio della concessionaria Five Motors Renault di Brindisi (dirimpetto al villaggio San Pietro), mentre il personale era intento a lavorare a poca distanza.
Osservando questa specie in natura, il pensiero va alla grande attrattiva che il territorio comunale di Brindisi offre agli uccelli acquatici con magnifiche ed uniche zone umide che rendono naturalisticamente prezioso il territorio: dal grande canneto di Giancola con i versanti ricchi di macchia mediterranea e il promontorio costiero; all’invaso del Cillarese con la sua estesa, sinuosa e profonda superficie acquatica; al folto canneto di Fiume Grande con chiari d’acqua e isolotti con ricca vegetazione; fino alle Saline di Punta della Contessa, bacini costieri dal valore storico e naturalistico (la più importante zona umida per l’avifauna nel territorio provinciale). Tutti ambienti sopravvissuti all’azione antropica e autentici scrigni di biodiversità attorno alla città di Brindisi”.