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Roberto Scarpinato: “Col modello Cartabia la giustizia diventa una questione privata”

Non c’è più una rilevanza sociale che attivi lo Stato, devi fare una richiesta come per la Asl. La riforma Cartabia, che ha ampliato il numero dei reati non più procedibili d’ufficio ma solo con la querela di parte, preoccupa Roberto Scarpinato. Il senatore M5S, ex magistrato […]

(DI ANTONELLA MASCALI – Il Fatto Quotidiano) – La riforma Cartabia, che ha ampliato il numero dei reati non più procedibili d’ufficio ma solo con la querela di parte, preoccupa Roberto Scarpinato. Il senatore M5S, ex magistrato antimafia, ritiene che questa norma faccia parte di una complessiva controriforma della Giustizia: “Siamo in una fase di restaurazione che si declina su tanti piani, compresa una strisciante normalizzazione della mafia. Vorrei ricordare che la prima versione della c.d. riforma Cartabia prevedeva l’estinzione per sopravvenuta improcedibilità di tutti i processi di mafia non definiti in appello entro due anni: lo stesso trattamento riservato ai processi per i reati ordinari, compresi quelli bagatellari. Solo a seguito della mobilitazione del mondo antimafia e della componente parlamentare M5S la norma è stata modificata, prevedendo una deroga per i processi di mafia. La neo riforma dell’ergastolo ostativo ha normalizzato la cultura dell’omertà, stabilendo che si può ritenere ‘rieducato’, quindi meritevole dei benefici penitenziari, anche il mafioso che si rifiuta di collaborare perché non vuole essere considerato un ‘infame’. La stessa legge ha disincentivato la collaborazione con la giustizia prevedendo condizioni di sfavore, come l’obbligo di dichiarare tutto il patrimonio occulto, non imposto, invece, ai non collaboranti. Il ministro Nordio ha annunciato tagli alle intercettazioni dichiarando che ‘ormai si parla di mafia anche quando due buttano dei rifiuti nel cassonetto e si parla di mafia ecologica’. Il 41-bis è da tempo nel mirino ed è prevedibile un suo forte ridimensionamento. Condannati per reati di mafia (Marcello Dell’Utri, Totò Cuffaro, ndr) sono di nuovo protagonisti della vita politica”.

È in questo contesto che si inserisce il declassamento a reati perseguibili solo a querela, come il sequestro di persona, anche quando c’è l’aggravante mafiosa?

È così. Il M5S da mesi segnala i pericoli di queste norme e i fatti di cronaca ci hanno purtroppo dato ragione. È notizia di giovedì la richiesta a Palermo di revoca della misura cautelare per tre uomini di Cosa Nostra accusati di sequestro di persona e lesioni, con l’aggravante del metodo mafioso.

Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, e la presidente della Commissione Giustizia del Senato, Giulia Bongiorno, hanno detto che questa norma va cambiata…

Passino dalle parole ai fatti. Basta approvare in tempi rapidissimi il disegno di legge del M5S, a mia prima firma: nei casi in cui ricorrano le circostanze aggravanti della finalità terroristica e del metodo mafioso, il delitto è sempre procedibile d’ufficio. Se non si cambia la norma si rischia di veicolare il messaggio culturale che il contrasto alla mafia non è più un compito prioritario dello Stato, che interviene a tutela dell’intera collettività a prescindere dagli interessi e dalla volontà delle singole vittime, ma è una questione privata. Se i mafiosi violano il tuo domicilio, ti sequestrano e ti picchiano, il problema è solo tuo. Non ha una rilevanza sociale tale da attivare autonomamente lo Stato, devi sporgere querela, cioè fare una richiesta di prestazione statale, come per una visita specialistica alla Asl. Se per i reati perseguibili d’ufficio come le estorsioni è elevatissimo il numero delle vittime che, per timore di ritorsioni, non sporgono denuncia, è facile prevedere che, a maggior ragione, nella stragrande maggioranza dei casi non saranno presentate querele dalle vittime di reati commessi da mafiosi, divenuti oggi perseguibili a querela, con l’effetto di rafforzare il potere di intimidazione delle mafie.

Da un lato si è inserito il sequestro di persona nei reati procedibili a querela e dall’altro questa maggioranza ha cancellato dai reati ostativi ai benefici penitenziari, se non si collabora, quelli legati alla corruzione. Un altro tassello di quella che ha definito restaurazione?

È evidente. Pensi che la norma da lei citata riguarda anche i condannati per le associazioni a delinquere finalizzate alla corruzione, che potranno ottenere i benefici penitenziari senza collaborare con la giustizia. Un ulteriore premio al codice dell’omertà. Dopo avere eliminato questa fonte di prova, hanno pure deciso di ridurre i poteri di intercettazione per i reati dei colletti bianchi. È stata annunciata una riforma per “lobotomizzare” i reati di abuso di ufficio e di traffico di influenze illecite, che costituiscono la cassetta degli attrezzi della corruzione. Tappe iniziali per avvicinarsi alla meta finale della sottoposizione dei pubblici ministeri al controllo governativo tramite l’abolizione della obbligatorietà dell’azione penale e della separazione delle carriere.

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