(ANSA) – NAPOLI, 10 GEN – “Mi pare che siamo di fronte a una sorta di depenalizzazione camuffata, che mette in un angolo le persone offese (nessuno tocchi Caino, certo, ma nessuno tocchi Abele)”. Lo dice all’ANSA Luigi Riello, procuratore generale di Napoli, critico nei confronti di alcuni temi della riforma Cartabia, come per i “furti ai danni di turisti, purtroppo molto frequenti nel territorio napoletano”.
“Non vorrei – dice ancora Riello – che si diffondesse la convinzione che l’unico modo per fare i processi sia quello di non farli, farli abortire, eliminarli ‘fisicamente’. Se per vedere staccati gli assegni del Pnrr dobbiamo buttare a mare i processi, io non ci sto”.
“Rendere perseguibile a querela di parte addirittura il sequestro di persona, varie figure di furto aggravato, mi sembra concretizzare – è l’opinione di Riello – un disinteresse dello Stato per gravi rotture del ‘patto sociale’, lasciando le vittime alla mercé degli autori dei reati che – nelle zone infestate dalle mafie – avranno terreno fertile nel dissuadere le vittime a querelare”.
“Rendere perseguibile a querela di parte addirittura il sequestro di persona, varie figure di furto aggravato – prosegue – mi sembra concretizzare un disinteresse dello Stato per gravi rotture del ‘patto sociale’, lasciando le vittime alla mercé degli autori dei reati che – nelle zone infestate dalle mafie – avranno terreno fertile nel dissuadere le vittime a querelare”.. “D’altro canto – aggiunge Riello – ciò crea problemi, per esempio, per i processi direttissimi (reperire in tempo utile parti offese, talora legali rappresentanti di società), come recenti vicende, assurte alla ribalta della cronaca, dimostrano”. Per il magistrato “i tempi biblici della nostra Giustizia sono certamente inaccettabili e non degni di un Paese civile e moderno. Ma le ‘raccomandazioni’ della Commissione europea riguardavano la scarsa efficienza del sistema giudiziario italiano, le lentezze procedurali, i mancati filtri agli appelli, la necessità di abbattere fortemente l’arretrato”. Pertanto, a giudizio di Riello “era necessaria – quanto al processo penale – una riforma strutturale da tempo reclamata che coinvolgesse soprattutto i tempi, il sistema delle impugnazioni, e anche le complicazioni relative ai tanti adempimenti formalistici, etc. La strada scelta è stata quella positiva (che apprezzo) di modernizzare, di digitalizzare il processo, di realizzare nuove assunzioni di personale. Non mancano altri profili decisamente apprezzabili. Ma quanto alla perseguibilità a querela di molti reati, se per taluni posso concordare, francamente per altri, di particolare gravità ed allarme sociale, no”.(ANSA).
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA