democrazia-in-riserva

Democrazia in riserva

(Tommaso Cerno – lidentita.it) – La disfida che l’ha accisa, la destra del voto, quella che fingeva di essere unita, è la metafora migliore dello stato di minorità in cui versa la nostra democrazia. Lo sconto benzina travolge il dibattito, come se fosse normale che – ammesso anche che alla fine si trovino dei soldi (sempre dei contribuenti) da rimettere lì dove Draghi li aveva messi – un Paese normale possa progettare il futuro sulla base del bonus del momento. Oggi la benzina. Domani il gas. Dopodomani il divano di casa. Post domani ancora la marmellata di fragole.

Questa è una democrazia che, visto che di serbatoi parliamo, è ormai in riserva perenne di carburante. Che tradotto significa in riserva di strada da percorrere, cioè di futuro. Ed è proprio di futuro che invece i cittadini italiani ed europei pretendono di parlare quando il proprio interlocutore è il governo del Paese. La logica dell’emergenza perenne, del pragmatismo del momento, è abusata, stanca e desueta. Scommetto che un imprenditore X, interpellato davvero sulla questione, non farebbe fatica a dire che ben vengano le agevolazioni del momento, ma l’unico effetto reale che hanno è mostrare alla gente che giorno dopo giorno, finché l’ultimo euro residuo non sarà speso, il sistema politico che dovrebbe darci una idea di futuro, costruire un progetto che consente al paese di imboccare la strada del dopo, i sistemi politici che abbiamo conquistato e conosciuto negli anni sono ormai incapaci di incidere sui fattori fondamentali della crescita del Paese. E si bisticciano invece l’ideona dell’istante per far credere agli italiani che a ogni buco ci sarà una toppa. Un modello che ho già ribattezzato “l’era della democrazia dell’elemosina”, e che è un virus pericolosissimo per la tenuta del sistema.

Tutti pensiamo, non serve essere Einstein, che se lo Stato ci paga una parte dei costi quotidiani di vita un po’ di ossigeno arriva. Ma sempre più persone sanno anche che non si può tirare a campare in questo modo per molto tempo ancora. Prima c’è stato il Covid, per cui ogni euro era buono. Poi questa assurda guerra, di cui non si vede la fine. Poi il mercato che, come fa sempre, e in assenza di una politica europea capace di incidere, ha ricattato milioni di persone sul prezzo dell’energia mettendosi in tasca miliardi alla faccia di chi pagava.

E adesso ci volete fra credere che davvero una democrazia che dovrebbe progettare le basi economiche e sociali dell’Italia per i prossimi decenni può davvero ridursi a un elenco di aiutini del momento per tenere in piedi il sistema? Sappiamo perfettamente tutti che non è così. E che è una illusione pensare che abbiamo le risorse per dopare l’economia reale in modo da far sembrare i prezzi quelli di una volta. Quanto può reggere? Qualche mese? Un paio d’anni? E a che costi? Tagliando dove si vede meno?

Nossignori. E’ questo che dobbiamo cominciare a dire. La politica ha dovuto agire in questi anni per emergenza. Ma se una condizione diventa strutturale, significa che non è più questa la strada. Significa che il motore è in riserva. Significa che è il momento della verità. Verità che non arriva. Né dalla destra che governa, né dalla sinistra. Un errore grossolano. Destinato a essere smascherato a breve. Prima forse che la benzina aumenti ancora.

Related Posts

Lascia un commento