“Premesso che l’art. 116, co. 3 della Costituzione, da almeno vent’anni, ha introdotto la pur “congelata” riforma del Titolo V della stessa, relativa all’organizzazione degli Enti Locali, disciplinando la possibilità di attribuire “forme e condizioni di autonomia” alle Regioni a statuto ordinario”. Lo afferma in una nota l’Avvocato Aurelio Chizzoniti, già assessore comunale a Reggio Calabria nelle amministrazioni di centrodestra.
“L’ambito della materia per la quale possono essere riconosciute le ipotizzate forme di indipendenza, ricade sotto l’imperio dell’art. 117, co. 3 della nostra Magna Carta, che indica le varie forme di autogoverno regionale. In quest’ottica, appare incontestabile che la parte più preoccupante del tenebroso disegno riguardi proprio i LEP, ovvero i livelli essenziali delle prestazioni. Gli stessi restano innegabilmente autentici ed efficaci rivelatori delle dimensioni ed estensioni della effettiva consistenza dei diritti civili e sociali che, correttamente, devono essere esplicitamente ed uniformemente determinati e garantiti. In questo chiarissimo contesto normativo, irrompe, con autentiche acrobazie sul baratro dell’assurdo, un raffinato esteta della sopraffazione: il Ministro Calderoli. Leghista della primissima ora. La cui riforma, all’art. 3, prevede che, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di riferimento, i predetti livelli saranno determinati attraverso l’emissione di un decreto governativo. Decorso inutilmente il termine de quo, si provvede con atto avente forza di legge, che sottende puntualmente la quanto mai insidiosa ed annebbiata spesa storica”.
“Sicuramente in netto conflitto con i LEP di cui all’art. 117 Cost. . Nell’ambito del fosco e losco proscenio appena evocato, che non risolve l’inghippo dei LEP-spesa storica, domina il fanciullesco commediante, che trova anche il tempo per innervosirsi, non tollerando il benché minimo dissenso, ignorando totalmente la solenne previsione costituzionale, il cui art. 21 conclama: “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione”! Lo stesso, cerca, quindi, di intimidire temerariamente gli interlocutori meridionali, addirittura minacciando querele nei confronti di coloro che osassero parlare di decreto “spacca Italia”. Ebbene, io sono orgogliosamente fra questi e, more solito, mi assumo tutte le responsabilità. Pure quella di essere querelato. Anche perché non mi sfugge che, in buona sostanza, trattasi di una regola che, in modo viscido ed ingannevole, persegue la realizzazione dell’atavico “pallino” della Lega: la tanto agognata secessione. Non a caso, per edulcorare la “pillola”, si riversa impetuosamente in Calabria il leader della Lega, Matteo Salvini, che, urbi et orbi, annuncia furbescamente l’ormai imminente realizzazione del Ponte sullo Stretto. Nella cui ottica, per un verso, la Lega gelidamente “spacca” l’Italia, per altro, si attrezza ad affrontare l’ormai imminente e problematica (per la stessa) campagna elettorale regionale”.
“Ostentando, all’uopo, la mal celata secessione, che ingigantirebbe il già abissale distacco, oggi esistente, fra nord e sud. Traguardo, purtroppo, cinicamente e freddamente predisposto contro l’Italia del Sud, dai sempre ostili ed avidi predatori “austro-ungarici”. Fra l’altro, scandito da un preoccupante, inquietante e pavido silenzio dei riferimenti istituzionali del centrodestra calabrese, tutti impegnatissimi a stendere un red carpet al defraudante saccheggiatore, svendendo la Calabria, condannandola, quindi, a subire l’ennesimo perfido e crudele destino, aggravando la già esistente diseguaglianza. Analogamente, il Governatore della Regione Emilia-Romagna, probabile neosegretario nazionale del PD, si contorce e si esibisce in coraggiose e pericolosissime strategie, con atteggiamenti, quantomeno, ambigui e coraggiosamente inespressivi. Concorrendo tutti, però, attraverso una visione elastica e fiabesca, armonicamente funzionante alla realizzazione del trucco, raggiro o inganno che dir si voglia, anche perché l’infida, ambigua ed inaffidabile riforma, non prevede alcuna risorsa per colmare i gap oggi esistenti. Per cui, la stessa resta saldamente ancorata alle leggi annuali di bilancio, nelle cui ingovernabili dinamiche tutto può succedere, con partiti, movimenti e quant’altro impegnatissimi a soddisfare insaziabili appetiti”.