«Spero di trasmettere amore ed empatia. Cerco di ricavare da ogni giorno un insegnamento e così sono stati questi giorni prima del Festival». Nella terza serata della 73esima edizione del Festival di Sanremo, la co-conduttrice Paola Egonu inizia il suo monologo seduta sugli scalini, pronta ad aprire il suo cuore al pubblico. «Sono la prima di tre fratelli, devo tutto ai miei genitori che mi hanno permesso di vivere un’infanzia felice, sogno di diventare madre e sono certa che nessun genitore sia felice che propria figlia viva lontana dal suo amore e dal suo sguardo», dice l’atleta ringraziando i genitori per averle permesso di inseguire il suo sogno lontano da casa. «Perché mi sento diversa? Perché vivo questa cosa come se fosse una colpa? Perché ogni volta mi sono punita dando una versione sbagliata di me stessa?», ragiona l’atleta, con la voce emozionata, «con il tempo ho capito che questa diversità è la mia unicità. E la risposta è perché io sono io». La pallavolista parla anche della sua carriera sportiva, delle polemiche che sempre la accompagnano e dell’importanza di non vivere la sconfitta come un fallimento. «Le critiche non sono mai mancate e mai mancheranno: alcune sono costruttive, altre gratuite e la maggior parte dei veri e propri macigni», aggiunge Egonu, «sono stata accusata di vittimismo, di drammatizzare e di non aver rispetto per il mio paese: solo per aver mostrato le mie debolezze e le mie paure». E poi conclude: «Amo l’Italia, vesto con orgoglio la maglia azzurra che per me è la più bella del mondo. In questo paese ripongo tutte le mie speranze nel domani».
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